Fotografia di John Mabanglo, Montréal, Canada, 22 luglio 2005. In occasione dei campionati mondiali di nuoto FINA 2005, un tuffo compiuto dall’atleta statunitense Chelsea Davis attira l’attenzione di pubblico, giuria e stampa: non per l’audacia del gesto sportivo, neppure per l’esecuzione particolarmente strabiliante, bensì per il precoce e inaspettato esito dello stesso. Davis impatta con la radice del naso il bordo rigido del trampolino, procurandosi una bruttissima ferita. Involontariamente, la tuffatrice fornì il pretesto per una delle fotografie più affascinanti della storia dello sport.

L’attimo esatto in cui avviene la collisione fu immortalato magistralmente da John Mabanglo, fotografo americano all’epoca sotto contratto per l’European Pressphoto Agency. A prima vista, l’immagine sembra quasi irreale. Il corpo della tuffatrice è in perfetta tensione, in una posizione di straordinaria forza, agilità e grazia. Poi però, se si sposta lo sguardo verso la sezione mancina dell’immagine, si nota l’infausto dettaglio. Il volto è completamente schiacciato contro la superficie rigida del trampolino. Si tratta di una marcata minuzia che stravolge la scena della performance sportiva.
L’episodio si verificò durante la fase preliminare della gara di tuffi femminili dal trampolino di tre metri; lo scenario generale lo offrirono le XI FINA World Championships. Chelsea Davis, giovanissima promessa del team USA, stava tentando un complesso salto mortale verso l’interno (nella dinamica del salto, l’atleta ruota verso il trampolino stesso). Ma qualcosa non andò per il verso giusto. La rotazione non si concluse in tempo, e la povera Chelsea colpì violentemente il trampolino con il volto, proprio mentre si trovava in piena discesa.

Il tuffo si concluse con la caduta sbilenca dell’atleta in acqua; i soccorsi furono immediati. Malgrado le conseguenze potenzialmente gravi di un simile impatto, la giovane riportò soltanto una lacerazione non troppo grave, per la quale le furono applicati tre punti di sutura. Non vi furono danni permanenti, né commozioni cerebrali.
Lo scatto può ricordarci – volendo trarre una sorta di parabola – quanto sottile sia la linea tra la perfezione del gesto atletico e il difetto dello stesso che può avere conseguenze devastanti. Per raggiungere la sublimazione sportiva si deve rischiare, metaforicamente e materialmente, la faccia. Lo sport, soprattutto ad alti livelli, è anche questo. Errato credere si tratti soltanto di eleganza estetica: è anche dolore, paura (perché chi non ha paura, non conosce il senso del successo…), fallimento. Ed è, infine, resilienza.

Chelsea Davis, infatti, non si ritirò dopo quell’incidente. Continuò a gareggiare, tornando anche in competizioni internazionali. Lo scatto di Mabanglo è rimasto nella memoria collettiva non solo per la sua potenza visiva, ma anche perché ha immortalato, senza filtri, il momento esatto in cui il rischio insito in ogni gesto atletico – in questo caso un tuffo – è manifestato in tutta la sua violenza.