Foto del giorno di autore sconosciuto, Roma, Italia, 25 maggio 1930. Lo scatto ritrae Alfieri Maserati a bordo di una Maserati Tipo 26C, circondato da uomini distinti in bei vestiti pronti a congratularsi con lui. Quello nella foto però non è solo Alfieri Maserati, ma Alfieri II Maserati, e questa piccola differenza non è poi così piccola. La sua storia e la storia del suo nome è importante tanto quanto quella del suo cognome, vediamola insieme.

Alfieri era il quarto dei sette fratelli Maserati che fondarono a Bologna la famosa casa automobilistica. Il terzo fratello si chiamava come lui, Alfieri I, ma visse solo un anno. Nemmeno un po’ di tempo per assaporare la vita che già gli fu negata. Nel 1887, a meno di un anno di distanza, nasceva un altro figlio, nasceva un altro Alfieri, questa volta II. Portava lo stesso nome del defunto, e per lui sconosciuto, fratellino. Aveva una vita, doveva viverne due.
Allora ecco che il nostro protagonista comincia a prendere la vita a morsi e con grande voracità. Già a 12 anni inizierà il suo lavoro in una fabbrica di biciclette, a 15 andrà a Milano e lavorerà alla Isotta Fraschini. Inizierà la sua scalata ai vertici fino ad arrivare al reparto corse. Nel 1908 sarà lui l’assistente della macchina che vincerà la celebre Targa Florio, ma ancora non gli bastava. Viaggerà, come capotecnico della Isotta sempre, prima a Buenos Aires e poi a Londra, per approdare, infine, a Bologna.

L’aria emiliana gli piace, si respira storia, e che storia per l’automobilismo! Al fianco di Ferrari e Lamborghini sorgerà, nel 1914, la “Società Anonima Officine Alfieri Maserati“. Lo affiancheranno fisicamente i due fratelli Ettore ed Ernesto e, spiritualmente, il piccolo Alfieri I. Sono anni belli, bellissimi per i Maserati, un po’ meno per l’Europa, sull’orlo della Guerra. Questa inibirà le produzioni appena nate dei fratelli di Voghera, ma non sarà abbastanza per farli demordere.
Finita la Grande Guerra infatti la costruzione di automobili riprenderà alla grande, ma il modello creato seguirà uno stampino: quello della Isotta-Fraschini. Ad Alfieri non basta, voleva qualcosa di suo, interamente suo! Tra il ’25 e il ’26 svilupperà allora la prima vera e propria Maserati, la Tipo 26, quella che si vede in foto di apertura. E dopo averla creata un giretto non glielo si poteva negare. Peccato che quel giretto gli costò un rene, dopo un brutto incidente.

Nel 1929, non abbattuto nello spirito, Alfieri II creò la leggendaria Maserati V4, vettura da record (raggiunse i 246 km/h, 12 in più del record precedente). L’anno seguente vinse il Gran Premio di Tripoli e divenne leggenda. Era nell’Olimpo dell’automobilismo e anche il Duce lo premiò ordinandolo Cavaliere. Il 3 marzo 1932 l’incidente del 1927 tornò a bussare alla porta causando una brutta ricaduta ad Alfieri II, l’ultima. Morì nella sua Bologna tanto amata lasciando l’azienda in mano ai fratelli che la gestiranno per altri 5 anni, vendendola poi ad altri fratelli, gli Orsi. Ma questa è un’altra storia.