Storia Che Passione
the omen

The Omen – Il Presagio, storia di un film maledetto

La storia del cinema è piena di produzioni sfortunate, film la cui realizzazione è stata vessata da una serie di incidenti che, messi tutti insieme, hanno qualcosa di veramente incredibile. Un film particolarmente “maledetto” pare che sia stato The Omen – Il presagio, film horror del 1976 di Richard Donner, con Gregory Peck e Lee Remick.

L’inquietante storia di The Omen – Il presagio

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Inquietante non nel senso della trama, ma perché durante la sua realizzazione ci fu una serie di incidenti tragici tali da far pensare che qualche essere malvagio si fosse accanito sulla pellicola. Sulla trama non ci dilungheremo: sappiate solo che si tratta di un film perfetto per Halloween che ha per protagonista Damien, un bambino che il protagonista Robert pensa essere l’Anticristo, il figlio del Diavolo citato nell’Apocalisse.

Se già la trama vi sembra sufficientemente da brivido, aspettate di sentire quali sono gli incidenti e i fatti che indussero le persone a credere che il film fosse maledetto. Fra i primi incidenti degni di nota, ne figura uno accaduto al protagonista, Gregory Peck. L’attore era partito da Los Angeles in aereo. Ebbene: l’aereo fu colpito da un fulmine. Evenienza non molto frequente.

the omen 1976

Che diventa ancora più insolita quando si pensa che, tre giorni dopo, sul medesimo aereo si era imbarcato lo sceneggiatore David Seltzers. E di nuovo l’aereo fu colpito da un fulmine. Pure l’aereo su cui viaggiava il produttore esecutivo Mace Neufeld fu colpito da un fulmine, ma questa volta mentre viaggiava alla volta di Los Angeles.

In generale, la pellicola ebbe poca fortuna con gli aerei. Durante le riprese, per girarne alcune dall’alto, il regista decise di noleggiare un piccolo aeroplano. Il regista però non lo utilizzò subito, ma solo dopo qualche giorno. Quando si decise ad utilizzarlo, subito dopo il decollo l’aereo precipitò. Purtroppo il velivolo cadde sull’auto sulla quale stavano viaggiando la moglie e i figli del pilota: non vi fu alcun sopravvissuto.

Ma non è finita qui. La stazione metropolitana di Green Park di Londra saltò in aria proprio quando la troupe vi si stava recando per girare delle scene. Problemi ci furono anche con alcune scene che comprendevano degli animali (come successo anche con Gli Uccelli di Hitchcock). Il regista si era preparato per tempo: mesi prima di partire per l’Inghilterra, avevano addestrato dei Pastori tedeschi per interpretare gli Hellhounds, i mastini infernali. Solo che al momento della partenza scoprirono che i cani dovevano essere messi in quarantena per mesi. Così dovettero arrangiarsi su ciò che trovarono in loco.

In pratica dovettero usare dei Rottweiler al posto dei Pastori tedeschi. Visivamente parlando perfetti. Un po’ meno per addestratori e per lo stuntman Terry Walsh, più volte aggrediti dai cani.

E che dire di Lee Remick e del piccolo Harvey Spencer Stephens, aggrediti dai babbuini? In una scena i due devono attraversare un parco safari, venendo poi attaccati dai babbuini. Ovviamente girare una scena simile non fu facile, visto che i babbuini non erano esattamente collaborativi. Praticamente non si muovevano, se ne stavano pacifici a farsi gli affari loro.

Tuttavia ad un certo punto a qualcuno venne in mente una pessima idea. Anestetizzarono il capo branco e lo misero in macchina insieme agli attori e al cameramen. I babbuini così si inferocirono e si lanciarono contro l’auto. Il che era quanto la sceneggiatura prevedeva. Solo che qualcuno aveva calcolato male la durata dell’anestetico e il babbuino capo si risvegliò nell’auto prima del previsto.

Fortunatamente nessuno si fece male, anche se attori, troupe e animali erano tutti spaventati. Ah, nessuno si fece male quel giorno. Il giorno successivo, infatti, un leone sbranò un guardiano dello zoo che da anni ormai lo accudiva.

the omen scena

La maledizione continuò anche a distanza. John Richardson, lo specialista degli effetti speciali che diede vita alla sequenza di decapitazione presente nel film, mentre si trovava in Belgio sul set del film Quell’ultimo ponte, ebbe un incidente d’auto. Lui si salvò, ma Liz Moore, la fidanzata che si trovava in macchina con lui, morì decapitata a causa di una lastra di metallo.

E le storie raccontano che quando Richardson si riprese, dopo aver scoperto che la fidanzata era morta, raccontò di aver visto un cartello stradale che riportava questa frase “Je bent weg van Ommen 66.6 km”, che tradotto vuol dire “Siete lontani da Ommen 66,6 km”. Anche se questo ci sembra un po’ troppo, a livello di leggenda metropolitana.