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Tantalo, nel Tartaro a causa di un banchetto maledetto

Prendere nota: se Tantalo vi invita a cena, declinare sempre cortesemente l’invito. Fra gli ospiti più tristemente celebri del Tartaro, il sottoregno degli Inferi della mitologia greca dove sono recluse le anime più malvagie, troviamo per l’appunto Tantalo, il responsabile di un banchetto macabro e maledetto.

Tantalo e il suo macabro banchetto

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Crediti foto: @Gioacchino Assereto, Wikimedia Commons

Tantalo era il re della Lidia. Figlio di Zeus, il re degli dei e di Plutone, una ninfa del Monte Sipilo, inizialmente Tantalo fu un buon re. La sua città prosperò grazie ai minerali estratti dal Monte Sipilo. Successivamente Tantalo si sposò con Dione, una delle ninfe della pioggia che aveva allattato il piccolo Dioniso. I due ebbero tre figli: Niobe, Pelope e Brotea. Zeus aveva una certa predilezione per Tantalo, tanto da invitarlo a banchettare con gli dei sul Monte Olimpo.

Si trattava di un grande onore per un mortale, ma Tantalo decise di approfittare dell’ospitalità di Zeus. Iniziò così a rubare ambrosia e nettare, il cibo divino degli dei. Probabilmente pensava che, così facendo, avrebbe potuto trasformarsi in un immortale. Non pago, poi, divenne un vero e proprio pettegolo, spifferando alla sua corte tutti i dettagli più imbarazzanti di questi banchetti divini.

Gli dei si accorsero di tutto ciò e per rimediare Tantalo li invitò a un sontuoso banchetto organizzato nel suo palazzo, nella città di Tantalis. Gli dei accettarono con gioia, anche perché Tantalo era famoso per i suoi ricchi banchetti.

Il problema, però, fu che Tantalo doveva aver calcolata un tantino male i tempi. No, non quelli di cottura, bensì quelli stagionali. Il banchetto, infatti, fu organizzato proprio quando Demetra, dea delle messi e dell’agricoltura, era alla disperata ricerca della figlia Persefone, rapita da Ade. Distrutta dal dolore, durante la ricerca Demetra aveva lasciato che i raccolti appassissero e morissero, provocando una carestia che cominciava ad avere ripercussioni anche sugli dei.

banchetto dei

Per questo motivo gli Olimpi erano così contenti di un banchetto. Solo che Tantalo aveva un piano ben preciso in mente. Non si sa se fu a causa della carestia, dell’ira verso gli dei o per pura e semplice malvagità, ma il re preparò una cena che nessuno avrebbe mai dimenticato. In senso negativo, però. Infatti servì agli dei come portata principale il figlio Pelope.

Il re fece macellare il figlio, per poi arrostirlo in una salsa delicata. Poi servì il piatto agli dei. Questi ultimi, però, capirono subito che in quella pietanza c’era qualcosa che non andava e non toccarono neanche una briciola di quel “cibo”. L’unica a piluccarlo un po’ fu Demetra, ancora distratta dalla scomparsa della figlia. La dea delle messi, infatti, non si accorse che stava mordicchiando la spalla del piccolo Pelope.

Zeus, rendendosi conto di cosa era accaduto a Pelope, chiamò subito Cloto, una delle tre Moire (o Parche). Cloto prese le parti del corpo di Pelope e le ricompose nel suo calderone. Tuttavia non riuscì a ricostruire del tutto il corpo del bimbo perché Demetra ne aveva mangiata una parte. Così la dea chiese a Efesto di creare una spalla d’avorio per il bimbo, in modo che Cloto potesse completare il suo incantesimo. Una volta ricostituito il corpo di Pelope, Zeus gli restituì la vita.

tantalo banchetto

Inutile dire che gli dei, adirati come non mai contro Tantalo, lo imprigionarono subito nel Tartaro. Qui lo condannarono a una punizione eterna. Lo immersero in una pozza d’acqua che gli arrivava alla vita. Subito sopra di lui pendevano da alcuni rami i frutti più buoni che si potessero immaginare. Attanagliato da una fame eterna, però, ogni volta che Tantalo si protendeva verso i frutti per coglierne uno, ecco che i rami si allontanavano dalla sua portata.

E ogni volta che, assetato, si chinava per bere, l’acqua della pozza si ritirava. Non poteva neanche sfuggire alla pozza perché se si fosse allontanato, una grossa pietra sarebbe caduta su di lui, schiacciandolo.

Come punizione per il suo crimine efferato, Tantalo avrebbe passato l’eternità a soffrire la fame e la sete, con cibo e acqua sempre a portata di mano, ma per lui per sempre irraggiungibili.

Ma la storia non finisce qui. I crimini del padre, infatti, maledissero i figli. Brotea morì fra le fiamme, Artemide e Apollo uccisero i figli di Niobe, Pelope uccise per errore il suocero e i suoi figli Atreo e Tieste si macchiarono di crimini sanguinari. Ma la maledizione raggiunse il suo culmine con Agamennone, figlio di Atreo, il quale non esitò a sacrificare la figlia Ifigenia (salvata in extremis da Artemide) pur di far partire la flotta degli Achei alla volta della guerra di Troia.

Tuttavia la maledizione non era finita. Tornando a casa dalla guerra di Troia, Agamennone fu ucciso per vendetta da Clitennestra e dal di lei amante. Fu Oreste, il figlio di Agamennone e l’ultimo della stirpe di Tantalo, a porre fine alla maledizione. Ma questa è un’altra storia.