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Perché gli occhiali sono un'invenzione con più ombre che luci?

Perché gli occhiali sono un’invenzione con più ombre che luci?

Superfluo ragionare sull’importanza che gli occhiali rivestono per la quotidianità di ognuno. Meno banale, tuttavia, è scavare nel loro passato, nella loro storia ed origine. L’uso di questo utilissimo ed imprescindibile oggetto è antico, talmente tanto che le pieghe del tempo oscurano al presente il momento esatto della sua nascita. Basandosi sulle fonti scritte più attendibili a noi pervenute, si può comunque tracciare una linea temporale che contraddistingue la nascita e lo sviluppo degli occhiali. Quella che vi sto per raccontare è una storia che ufficiosamente parte in epoca romana, ma che de facto inizia solo nel XIII secolo, e per di più in Italia. Nella speranza di aver seminato curiosità, procediamo.

Allora, lo spiegone iniziale necessita di un’altra piccola premessa, ma di carattere cronologico. Per contestualizzare un minimo è bene dire come: 1) ad oggi non si conosce l’inventore ufficiale dei primi occhiali indossabili – anche se qualche papabile circola da tempo; 2) già i romani compresero come si potesse utilizzare del vetro accuratamente lavorato per migliorare la capacità di lettura per quanto riguardava testi di piccole dimensioni. Detto ciò, facciamo un grande balzo in avanti (per fortuna non quello caro a Mao) di almeno mille anni e affacciamoci all’Italia del Trecento.

Inizialmente gli artigiani erano soliti incastonare queste lenti di vetro soffiato in delle spartane montature. Queste potevano essere realizzate sfruttando diversi materiali: pelle, legno, addirittura ossa animali. Il termine “artigiano” cela meravigliosamente l’identità dei primi utilizzatori di questa invenzione. Sì, perché ad avvalersi dei suddetti proto-occhiali erano prevalentemente coloro che della lettura e della scrittura ne facevano un’attività quotidiana, ovvero i monaci. Man mano che la cultura avanzò, aprendo i propri varchi ad ulteriori individui (in modo lento e farraginoso; di certo non fu un fenomeno universale), gli occhiali conobbero a loro volta un rinnovamento nello stile e nell’uso.

L’arte rinascimentale permette persino al semplice appassionato di scovare piccole “chicche” inerenti gli occhiali. Basta saper osservare con pazienza. Molte sono le tele del Cinquecento che ritraggono intellettuali e studiosi indossare gli occhiali, anche se nella loro forma più arcaica.

E comunque l’invenzione rimase per molto tempo un’esclusiva tutta italiana, vista la nostra maestranza per quanto riguarda la lavorazione del vetro. I più bravi tra i vetrai vendettero lenti ed occhiali montati all’alta borghesia, alla nobiltà, al clero, guadagnando più di qualche metaforico spicciolo fino al XVIII secolo.

Nel secolo dei lumi (e del cicisbeo) si aggiunsero le prime stanghe per sorreggere meglio la montatura anteriore. Tuttavia questa non vuole essere “una storia completa dell’invenzione occhiale” bensì un piccolo focus sulle origini, se possibile ricco di curiosi spunti. Ad esempio, tornando al caro buon vecchio Medioevo, possediamo prove documentali dell’esistenza di occhiali da sole fin dal XII secolo, ma in Cina! Solo che questi oggetti dalla lente oscurata non servivano a proteggere l’occhio dal raggio solare, bensì a nascondere le pupille dei giudici durante le sentenze. Così nessuno avrebbe previsto le loro intenzioni basandosi sugli sguardi; perché si sa, gli occhi sono il riflesso dell’anima, a meno che non ci siano degli occhiali di mezzo.