Storia Che Passione
Nel 1917 si curava la sifilide con la... Malaria!

Nel 1917 si curava la sifilide con la… Malaria!

Esiste un protocollo terapeutico conosciuto come piroterapia, basato unicamente sull’induzione della febbre per curare una determinata malattia. Il procedimento è caduto oramai in disuso, ma fino alla metà dello scorso secolo andava forte. Addirittura un dottore austriaco vinse un Nobel per la medicina nel 1927 dopo aver collaudato una variante della piroterapia. Secondo la stessa, sperimentata per la prima volta mentre in Europa imperversava il dramma della guerra che avrebbe posto fine a tutte le guerre, un’infezione da sifilide sarebbe potuta essere contrastata con l’inoculo volontario del Plasmodium vivax, parassita unicellulare responsabile della malaria! Per dirla in breve, ci fu un momento della storia della medicina in cui conveniva trattare la neurosifilide con la malaria…

Nel 1917 si curava la sifilide con la... Malaria!

Ancora ai primordi del XX secolo, la sifilide era una malattia devastante e largamente diffusa. In assenza di antibiotici, il vecchio mal francese conduceva progressivamente alla paralisi generale e infine alla morte. I malati andavano incontro a deterioramento mentale, perdita del controllo motorio, delirio e cecità. I trattamenti esistevano, ma non è che fossero chissà quanto efficaci. Ci si aggrappava a mirabolanti effetti benefici derivati da mercurio, ioduri e arsenico. Erano poco efficaci, anzi, molto spesso causavano più danni che altro.

In questo clima di disperazione terapeutica si inserisce l’idea geniale e – lasciatemelo dire da ignorante in materia – per molti versi azzardata di un medico di formazione viennese: Julius Wagner-Jauregg.

Malaria Julius Wagner-Jauregg

Fin dalla seconda metà dell’Ottocento, alcuni clinici avevano notato che i pazienti affetti da disturbi mentali o da malattie infettive talvolta mostravano miglioramenti temporanei dopo episodi febbrili. La febbre sembrava “ripulire” l’organismo, o almeno alterare in meglio l’equilibrio della malattia. Wagner-Jauregg, che si occupava tra le altre cose di psichiatria, osservò che pazienti con sifilide miglioravano dopo episodi di febbre alta, ad esempio causati da infezioni secondarie. Da queste osservazioni nacque il principio della malarioterapia (sottospecie della piroterapia). Il camice bianco proveniente dall’Alta Austria pensò che se la febbre alta poteva combattere la sifilide, allora perché non indurla artificialmente, magari cercando di controllarla?

Nel 1917, Wagner-Jauregg cominciò a inoculare nei suoi pazienti affetti da sifilide in fase avanzata il già citato Plasmodium vivax, causa della malaria terzana benigna. Questo tipo di malaria provoca febbre ciclica elevata, spesso oltre i 40°C. Era perfetto per generare un ambiente termico ostile al batterio della sifilide, Treponema pallidum, che comincia a morire a temperature superiori ai 39,4°C.

Malaria sifilide

L’intento non era ovviamente quello di lasciare il paziente morire di malaria. Anche se ciò avvenne quando nel 1918 il medico austriaco decise di sostituire il Plasmodium vivax con il simile ma non uguale Plasmodium falciparum, sempre responsabile della malaria: dei quattro pazienti trattati così, ne morirono tre fra atroci sofferenze. Al di là di ciò, Wagner-Jauregg voleva sfruttare la febbre per “bruciare” il Treponema, e successivamente curare la malaria con il chinino, un trattamento già disponibile da secoli e relativamente sicuro.

Malaria Plasmodium vivax

I primi risultati furono incoraggianti: numerosi pazienti mostravano una sospensione della progressione dei sintomi, o addirittura miglioramenti clinici nelle loro condizioni mentali e motorie. Alcuni furono in grado di tornare a una vita parzialmente autonoma. Nel 1921 il medico austriaco riportò dati importanti (successivamente rivelatisi gonfiati, ma vabbè) sul numero di persone guarite grazie alla sua malarioterapia. Gli accademici pensarono dunque di premiarlo nel 1927 con un bel Nobel per la medicina.

Con l’introduzione della penicillina, che si dimostrò straordinariamente efficace contro la sifilide anche in fase avanzata, la malarioterapia divenne rapidamente obsoleta. Negli anni ’40 e ’50 fu progressivamente abbandonata. Oggi sopravvive solo come curiosità storica, che articoli come il medesimo tendono a riportare. Tutto torna, vedete?