Tra i 350 e i 550, sono i milioni di fedeli che praticano il Buddhismo. Una religione che ha il sapore d’oriente, di libertà, mentale e fisica, oltre che di equilibrio. Come nel Cristianesimo (e in molte altre) il Buddhismo ha i suoi monaci, e anche in questo caso ci sono numerose curiosità e tradizioni tutte da esplorare. Oggi parleremo di quelle inerenti il vestiario monacale, colorato e splendido.

Centrale nel discorso nel quale ci inoltreremo tra poco è il codice Vinaya. Si tratta delle regole del mondo monastico buddista. Tutti i monaci e le monache della religione del Buddha sottostanno a tale codice. In primis dobbiamo dire che, come numerose altre tradizioni monastiche, anche i buddisti prediligono vesti semplici e che ricordino l’umiltà e il legame con la leggerezza d’animo.
Ma parlando di questa religione dalle mille sfaccettature ci viene naturale pensare ai monaci in vesti molto colorate. Arancioni, rosse, amaranto e di molte altre sfumature di colori vivi. Ma hanno un senso questi colori così lucenti? C’è qualche differenza tra un monaco con un determinato vestito e un altro con abiti di foggia differente? Chiaramente sì.

Innanzitutto, nel Buddhismo i colori delle vesti indicano la scuola monastica da cui un monaco proviene. I vari colori fungono da discrimine poi anche tra tradizioni diverse e aspetti variegati della devozione a Buddha e ai Bodhisattva. Non ci si dimentichi inoltre che, data la diffusione molto ampia a livello geografico, c’è anche il fattore di produzione di colori locali da considerate.
Le tinture che adornano queste bellissime vesti dipendono infatti da tecniche di produzione molto differenti le une dalle altre. Una sfumatura più o meno chiara può indicare un processo di lavoro tradizionale molto differente rispetto ad un’altra tonaca più scura. Il color vinaccia, ad esempio, è tipico del Tibet, e deriva da corteccia di melograno, bacche di sambuco, vinacce e radici di robbia. Il colore indica saggezza e disciplina, elementi che di sicuro non mancano ai monaci di questa regione.

Altro colore molto diffuso – e quello più conosciuto grazie a libri e film n.d.r. – è l’arancione. Facilmente ricavabile da diverse spezie ed elementi naturali presenti in oriente, è il colore di vesti più diffuso. Viene associato alla libellula, animale leggiadro e in simbiosi con la natura, e alla capacità di trasformazione delle emozioni negative in positive. Altri colori meno conosciuti ma ugualmente vestiti sono il blu scuro, colore del coleottero, il giallo, il rosso e molte altre sfumature di colori differenti. In questo caso allora sì, l’abito fa il monaco!