Storia Che Passione
la storia di julia pastrana la donna scimmia

La storia di Julia Pastrana: la ”Donna Scimmia”

Quello di cui Julia Pastrana era affetta oggi ha un nome e si chiama ipertricosi. Nata a Sinaloa, nel 1834, in Messico, Julia era affetta da questa particolare malattia che porta alla crescita sproporzionata di peli in tutto il corpo, ma che allora era sconosciuta. Oltre a questo, il suo naso e le sue orecchie rendevano il suo aspetto in un certo qual modo scimmiesco.

Nonostante ciò, ebbe una vita abbastanza normale. Si trasferì prima negli Stati Uniti dove trovò lavoro come artista. Aveva, infatti, grandi doti come cantante e ballerina, tanto che lavorò con il manager J.W.Beach, presso la Sala Gotica di Broadway. Nei suoi numeri indossava un vestito rosso e cantava melodie popolari spagnole, oltre che danzare sulle note delle cornamuse al ritmo delle Highland Fling.

Probabilmente Julia era parte di una tribù di nativi chiamata Ocoroni, dove era conosciuta come la ”donna lupo”. Un’altra versione, invece, la vede membro della tribù dei Root Diggers. In entrambi i casi, dopo la morte della madre, Julia andò a vivere con Pedro Sanchez, che allora era il governatore di Sinaloa, e lasciò casa nel 1854.

In quest’anno incontrò quello che divenne suo marito, Theodere Lent. Quest’ultimo, oltre che organizzare tutta la sua carriera (Julia era conosciuta come ”Donna Orso” o ”Donna scimmia”), la sfruttò anche da un punto di vista medico. Raccontava a professori e medici dell’epoca di come la mamma di Julia avesse abbandonato la sua tribù per andare sulle montagne ed accoppiarsi con le scimmie, per poi dare alla luce Pastrana.

Tra gli esperti c’erano opinioni differenti: alcuni pensavano fosse un ibrido tra un essere umano e un orango tango, altri che faceva addirittura parte di una specie distinta. Anche Charles Darwin discusse il suo caso.

Nel 1860, Julia diede alla luce un figlio che sembrava avesse la sua stessa malattia. Morì infatti poco dopo e a seguirlo fu la Pastrana, che morì di complicanze post-partum. Lent non organizzò il funerale, ma si affrettò a raggiungere un professore dell’Università di Mosca per farla mummificare insieme al figlio.

I corpi mummificati rimasero esposti in Norvegia fino al 1970. Successivamente, durante una mostra negli Stati Uniti, alcuni vandali mutilarono la mummia del bambino. Addirittura rubarono la mummia e la ritrovarono solo nel 1990, poi posizionata in una bara sigillata presso il dipartimento di Anatomia dell’Università di Oslo. Nel 2013 i norvegesi riconsegnarono il corpo al governatore di Sinaloa e finalmente sepolto. Il 12 febbraio 2013 si celebrarono i suoi funerai, 153 anni dopo, a cui parteciparono in tantissimi.