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La leggenda delle donne di Weinsberg

La leggenda delle donne di Weinsberg

L’accaduto del 21 dicembre 1140 a Weinsberg si colloca in quella linea di demarcazione fra ciò che è verosimile è ciò che non lo è. Il classico evento difficile da inquadrare, poiché le fonti – quando ci sono – sono poco attendibili o comunque tutto fuorché oggettive nel narrare i fatti. Tenendo a mente le mille premesse storiografiche del caso, si può comunque raccontare la strabiliante storia (molto probabilmente, anzi, quasi sicuramente una leggenda) andata in scena nell’odierna Germania sud-occidentale, nel Land che oggi chiamiamo Baden-Württemberg ma che al tempo, nel XII secolo, era territorio soggetto all’autorità del Sacro Romano Imperatore. Se siete interessati, quella che segue è la leggenda delle donne di Weinsberg.

La leggenda delle donne di Weinsberg

Posto che la vicenda delle “donne fedeli” di Weinsberg (in tedesco treue Weiber von Weinsberg) mescola fatti storici con elementi leggendari, rappresentando un caso esemplare in cui mito e realtà si intrecciano, dobbiamo tuttavia interrogarci sul contesto storico, per nulla scevro di implicazioni reali e importanti per la storia del Vecchio Continente e – non l’avreste mai detto – per la nostra amata penisola italiana (se fate un minimo caso ai nomi, capirete perché).

Torniamo al 1138, anno della morte dell’imperatore Lotario III. La corona del Re dei Romani (titolo preliminare a quello di Sacro Romano Imperatore, di cui fregiarsi solo dopo l’incoronazione a Roma) cinse dunque il capo di Corrado III di Svevia, della Casa degli Hohenstaufen. Come qualcuno di voi ricorderà, il passaggio della dignità imperiale non era di carattere ereditario, bensì elettivo. La successione così designata non andò giù proprio a tutti.

donne di Weinsberg Corrado III di Svevia

Enrico il Superbo, duca di Baviera e di Sassonia, appartenente alla potente famiglia dei Welfen (Guelfi), nonché genero del defunto Lotario III, protestò pesantemente contro l’elezione dell’Hohenstaufen. Era lui, secondo una personalissima prospettiva delle cose, a doversi fregiare del titolo imperiale. Enrico il Superbo fece in tempo a vedersi rifiutare le contestazioni prima di morire, nel 1139. Suo fratello, tale Welf di Altorf, che la storiografia nostrana chiama Guelfo VI, margravio di Toscana e duca di Spoleto, ereditò la causa antagonista agli Svevi. La guerra per il vertice del Sacro Romano Impero era dietro l’angolo.

Appunto, guerra fu. Dopo due anni di scontri, si arrivò al momento sul quale si posa il nostro specifico interesse. Nel dicembre del 1140 la città di Weinsberg, fedelissima dei Welfen (il partito dei Guelfi per capirci), oppose resistenza alle armate sveve. Se il borgo fortificato fosse caduto, la resistenza guelfa nel sud della Germania avrebbe subito un duro, durissimo colpo.

donne di Weinsberg castello città

Settimane di assedio obbligarono la città alla resa. Corrado III di Svevia, che sapeva essere tanto spietato quanto cavalleresco, volle dare una possibilità alla popolazione; o meglio, ad una buona metà della popolazione. Ed è qui che s’inserisce l’elemento poco fattuale, che contraddistingue la leggenda delle donne di Weinsberg. Così narra la Chronica regia Coloniensis:

“Anno del Signore 1140. Il re assediò la città del duca Guelfo di Baviera, che si chiamava Weinsberg, e ne accettò la resa, avendo concesso con magnanimità reale il permesso alle mogli e alle altre donne che si trovavano lì di portare con sé tutto ciò che potevano portare sulle spalle. Pensando sia alla loro lealtà verso i mariti sia alla sicurezza degli altri, trascurarono i loro beni domestici e scesero portando gli uomini sulle spalle. Quando il duca Federico disse che tali cose non dovevano accadere, il re, mostrando favore all’astuzia delle donne, disse che non sarebbe stato opportuno cambiare la sua parola reale”.

Capito? Lealtà coniugale all’estrema potenza. Le parole di cui sopra fanno comprendere la portata eccezionale dell’evento. Quando i soldati di Corrado III cercarono di stroncare la “furbata” delle mogli, il sovrano colpito dalla lealtà e intelligenza delle donne onorò la parola data e lasciò passare tutti. Si narra che alcuni dei suoi stessi consiglieri (come il duca Federico di cui si parla) si opposero, ma Corrado avrebbe detto loro: “un re non può tradire la propria parola”.

donne di Weinsberg trovata delle mogli

Quanto c’è di vero? Quanto di folkloristico? Certo è che il gesto clemente di Corrado sia stato successivamente “romanzato” in chiave morale e cavalleresca. L’episodio rientra infatti nel genere delle exempla, narrazioni morali usate dai predicatori e dai cronisti per illustrare virtù come la fedeltà, l’astuzia e la pietà. Le exempla andavano fortissime nel pieno Medioevo, ricordiamocelo.

La cultura popolare germanica diede enorme risalto all’episodio, trasformandolo nell’oggetto di ballate, racconti e poesie. Ancora l’ottocentesco Romanticismo tedesco riprenderà l’evento del 1140 in alcune opere letterarie e pittoriche, contribuendo definitivamente alla sua idealizzazione.