Questa volta facciamo un salto in Siria perché qui, a est di Aleppo, gli archeologi hanno ritrovato una misteriosa stele di basalto nero. Sulla stele è scolpita un’aquila e c’è anche un’iscrizione greca. Ma i ricercatori devono ancora capire cosa sia questa stele e a cosa si riferissero aquila e iscrizione.
Cosa sappiamo della stele della Siria?

La stele in basalto nero in questione si trovava a Manbij, una cittadina a est di Aleppo, in Siria. Come dicevamo, la stele misteriosa è decorata con un’aquila scolpita e riporta anche un’iscrizione greca. Gli archeologi non sanno precisamente cosa sia, ma l’ipotesi più probabile è che si tratti di una lapide funeraria risalente al periodo romano. Il che indica che potrebbe avere circa 2mila anni.
A scoprire per primo la stele è stato un abitante di Manbij. Questi aveva notato questa pietra dietro il mercato all’ingrosso del cardamomo. Probabilmente la stele era finita lè a causa di un saccheggio e del mercato nero di manufatti antichi.
Purtroppo la guerra civile che da decenni imperversa in Siria ha distrutto il suo patrimonio culturale. La Direzione Generale delle Antichità e dei Musei ha stimato che fra il 2011 e il 2019 circa 1 milione di reperti siano stati trafugati. Senza contare, poi, che più di 700 siti archeologici sono stati gravemente danneggiati.
Proprio la città di Manbij divenne uno dei centri cardine del contrabbando di antichità e reperti storici durante la guerra civile. Questo anche perché, sotto il regime di Assad, la politica controllava questa caccia al tesoro.

Ma anche quando l’Esercito Siriano Libero conquistò la città nel 2012, le cose non migliorarono. Cadendo la supervisione dei precedenti politici, si manifestarono saccheggi caotici e su ampia scala.
Nel 2014, poi, toccò all’ISIS conquistare la cittadina, imponendo un sistema di licenze. In pratica gli abitanti del posto potevano scavare alla ricerca di manufatti, ma solo se avevano i previsti permessi. Nel caso avessero trovato reperti in ceramica o metalli preziosi, ecco che questi erano tassati. I manufatti figurativi, invece, dovevano essere consegnati per essere distrutti.
Nel 2016 le Forze Democratiche Siriane cacciarono l’ISIS e i nuovi leader e i vari affiliati riorganizzarono nuovamente il commercio di antichità. Gli cavi erano diretti da loro e gestivano anche un sistema di protezione, rivendicando fino al 60% del valore degli oggetti trovati. E se non si trovava un accordo, gli oggetti erano sequestrati.

Sotto il controllo delle SDF Manbij si trasformò in una sorta di mercato nero dove i manufatti rubati, provenienti anche da Palmira, Raqqa e Hasakah, erano preparati in vista dell’esportazione illegale.
Al momento si sa che la stele si trova in custodia a Manbij. Qui rimarrà sotto stretta sorveglianza prima di essere trasferita ad Aleppo, dove sarà sottoposta a nuovi studi.




