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Foto del giorno: sotto tiro a Timișoara

Foto del giorno: sotto tiro a Timișoara

Fotografia di Gilles Saussier, Timișoara, Repubblica Socialista di Romania, dicembre 1989. Un gruppo di soldati dell’esercito rumeno, agli ordini del decadente governo comunista, si ripara dal tiro dei manifestanti a Timișoara, città che ha dato i natali alla rivoluzione. Di quest’ultima, l’immagine di Saussier ne rappresenta per certi versi l’essenza, o meglio, una delle raffigurazioni più iconiche.

Foto del giorno: sotto tiro a Timișoara

L’inquadratura mostra un gruppo di soldati romeni, armati di AK-47 e caschi d’acciaio, rannicchiati lungo i muri di una strada cittadina. I loro volti sono segnati da paura e tensione. Riescono a rivelare tutta la drammaticità del momento. Li vediamo, non sono mica soldati inflessibili e trionfanti, bensì giovani ragazzi, forse impreparati, improvvisamente catapultati in una situazione di guerra civile. Lo sguardo del primo soldato in basso a sinistra, rivolto verso l’alto, comunica la percezione di un pericolo imminente, invisibile ma incombente.

Questa immagine, lo scatto del fotoreporter francese Gilles Saussier, cattura l’attimo in cui l’esercito romeno, fino ad allora strumento di repressione del regime di Nicolae Ceaușescu, si trovava in bilico. Come comportarsi? Dalla parte di chi schierarsi? E perché? Le strade erano due: obbedire agli ordini del dittatore o ascoltare la voce crescente della popolazione che chiedeva libertà. La maggior parte delle forze armate alla fine comprese chi sostenere, velocizzando il rovesciamento della dittatura comunista.

La Romania non stava inventando nulla di nuovo, anzi, arrivava ultima nella sequela delle rivoluzioni. Nel 1989, queste attraversarono l’Europa orientale da un capo all’altro. Portarono alla caduta di quasi tutti i regimi comunisti satelliti dell’URSS. A Varsavia e Praga, le piazze furono teatro di manifestazioni oceaniche. Poi Berlino, con il Muro che cadde il 9 novembre. Anche in Bulgaria e Cecoslovacchia i governi comunisti cedettero senza spargimenti di sangue.

Timișoara prime manifestazioni dicembre 1989

La Romania era considerata un’eccezione. Il regime di Ceaușescu era tra i più duri, sostenuto da una polizia segreta (la Securitate) onnipresente e spietata, che alimentava un clima di terrore. Per anni sembrò che la “marea del cambiamento” avrebbe aggirato il Paese.

La scintilla arrivò a Timișoara, città multiculturale del Banato, al confine con l’Ungheria. Qui, il 16 dicembre 1989, il regime tentò di arrestare László Tőkés, un pastore riformato accusato di “attività sovversive”. La comunità ungherese e romena accorse a difenderlo. Le proteste esplosero, divennero insurrezione e l’esercito fu chiamato a reprimere. I primi giorni furono sanguinosi: i soldati spararono sui civili, causando decine di morti.

Tuttavia, la repressione non fermò la rivolta. Al contrario, Timișoara divenne un simbolo. In pochi giorni, le manifestazioni si estesero a Bucarest, dove il 21 dicembre Ceaușescu tentò di arringare la folla dalla balconata del palazzo presidenziale. Sono fresche nella memoria dei più le immagini della piazza che lo fischiava in diretta televisiva. Scene che segnarono la fine del suo potere.

Timișoara manifestanti sventolano bandiera rumene

Il 22 dicembre l’esercito si schierò dalla parte del popolo, abbandonando il dittatore. Pochi giorni dopo, Ceaușescu e sua moglie Elena furono catturati, processati sommariamente e fucilati il 25 dicembre 1989.

La foto di Saussier non è soltanto un documento della tensione a Timișoara: è lo specchio di un Paese in bilico tra oppressione e libertà. L’opera di Saussier è, a mio modesto parere, la cronaca visiva della fine violenta del comunismo in Romania. Diversamente dal resto dell’Europa orientale, il passaggio non fu pacifico ma insanguinato. Più di un migliaio di morti in pochi giorni. Timișoara rimase il nome-simbolo della rivolta, “la città martire” che aprì la strada alla caduta del regime.