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Foto del giorno: simboli di pace in tempi di guerra

Foto del giorno: simboli di pace in tempi di guerra

Fotografia di Herman Kokojan, Lộc Ninh, Vietnam del Sud, 12 febbraio 1973. Un ufficiale nordvietnamita ride alla vista del simbolo di pace indossato da un soldato statunitense fatto prigioniero. In quella risata è possibile scorgere una o più letture, così come è plausibile provare emozioni differenti a seconda del proprio pensiero. Cerchiamo di cogliere il lato storico della fotografia e, se possibile, il suo senso profondo, calandolo nel contesto della guerra in Vietnam.

Foto del giorno: simboli di pace in tempi di guerra

Malgrado dettagli storici precisi inerenti la fotografia siano impossibili da rintracciare, qualche informazione in nostro possesso c’è. Sappiamo ad esempio che l’uomo che porta con sé il simbolo della pace era un soldato semplice dell’esercito statunitense, iscritto nei registri militari col nome Richard H. Springman. Di lui non si sa moltissimo, se non che finì prigioniero dei Viet Cong il 25 maggio 1970 (non è ben chiaro secondo quali modalità e nel contesto di quale operazione).

Springman trascorse quasi tre anni in cattività, prima di essere coinvolto nello scambio di prigionieri del 12 febbraio 1973. La storiografia si riferisce all’accordo di quel giorno con la definizione Operation Homecoming (letteralmente “Operazione ritorno a casa”). Fu uno dei risultati più in vista degli accordi di Parigi, i quali nell’immediato ricondussero nelle loro case oltre 591 soldati americani, e sul medio termine, posero fine al coinvolgimento di Washington nel conflitto in Vietnam.

pace soldati Operation Homecoming

Un’altra cosa che possiamo riportare con certezza, riguarda l’identità di chi scattò la fotografia. Anche lui un militare: il sergente scelto Herman Kokojan. La sua testimonianza fotografica è di per sé emblematica di una fase cruciale della lunga e drammatica guerra. Come dicevo in apertura, la fotografia del sergente scelto si presta a molteplici letture, non tutte per forza dialoganti fra loro, sia chiaro.

Personalmente credo che la foto, raffigurante una reazione spontanea, come minimo sarcastica, di un uomo di fronte alle speranze disattese dell’altro, suggerisce contraddizioni, illusioni, tensioni. La guerra per uno dei due termina, ma il trauma, le divisioni, la memoria di ciò che è stato, restano.

pace ufficiale nordvietnamita soldato statunitense

Immagini come questa, dove il simbolo della pace a mo’ di collana la fa da centro focale, hanno contribuito a costruire il racconto (e la mitologia) del ritorno dei prigionieri americani. Una narrazione in cui centrali sono le tematiche del ritrovato sollievo, è vero, ma anche del confronto con le ferite fisiche e psicologiche. Ferite che segnarono più di una generazione, negli USA, e a cascata nel resto del globo.