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Foto del giorno: Signorsì Sergente!

Foto del giorno: Signorsì Sergente!

Fotografia di Eddie Adams, Stati Uniti d’America, ottobre 1971. Una recluta dei Marines statunitensi subisce l’aspro rimprovero del suo sergente istruttore. Dalla sua bocca sembra stia per uscire, forte e chiaro come da copione, un sonoro Signorsì Sergente! – per quanto lo sembri, non è una cattura in immagine delle sequenze cinematografiche di quel capolavoro noto a tutti con l’acronimo di FMJ, Full Metal Jacket, di un certo Stanley Kubrick. No, quello non è il Sergente Maggiore Hartman, anche se le dinamiche militari raccontate nella pellicola sono ben ravvisabili nel bellissimo (artisticamente parlando) scatto di Eddie Adams.

Foto del giorno: Signorsì Sergente!

Il 1971, anno in cui Eddie Adams scattò questa immagine, cade in un periodo di forte tensione per gli Stati Uniti. Il conflitto in Vietnam stava logorando non solo le truppe, ma anche l’opinione pubblica interna. Tuttavia, l’apparato militare continuava a operare a pieno regime. Questa foto, pur non mostrando un campo di battaglia, racconta un fronte diverso, interno eppure non meno incandescente. Quello in cui il semplice cittadino arruolato si tramuta in soldato, spietato, cinico, dal cuore freddo come fredda deve essere la morte impartita al nemico, al diverso.

Adams, che conosceva bene la vita militare per aver partecipato egli stesso alla guerra di Corea, sapeva dove puntare l’obiettivo. Non verso le manovre collettive o i momenti “coreografici” dell’addestramento, ma verso l’essenza del potere e della disciplina militare, condensata nello scontro visivo e fisico tra due individui.

Signorsì Sergente Eddie Adams

Il parallelo con la filmografia di Kubrick è scontato, mi perdonerete. Questo, profondissimo nella sua natura, non sta solo nella somiglianza visiva. Sia la fotografia che il film del 1987 mostrano la stessa verità psicologica. Il grido del sergente non è soltanto un suono, ma un’arma. La distanza nulla tra i volti è una forma di invasione dello spazio personale, una dimostrazione di dominio. L’immaginario ma probabile Signorsì Sergente del soldato è il coronamento di questo atto dominatorio. Legittimazione verbale che assoggetta il singolo elemento della moltitudine (la recluta) all’addestratore, responsabile materiale e diretto di ciò che poi il soldato farà sul campo di battaglia, in azione.

La forza di questa immagine sta nella sua ambiguità, perché sì, è violenta, ma anche incredibilmente intima. Adams elimina ogni contesto visivo superfluo, costringendo l’osservatore a concentrarsi su quell’istante. La composizione serrata amplifica la sensazione di oppressione, quasi come se anche chi guarda fosse intrappolato sotto il cappello del sergente, a subire l’urlo.

Signorsì Sergente reclute addestramento marines

Il bianco e nero accentua i contrasti: il sudore sulla pelle della recluta, la linea dura del cappello, il chiaroscuro sulle mascelle serrate. In questo modo, l’immagine non è solo un documento: diventa un’icona visiva della disciplina militare.