Fotografia della Marina imperiale giapponese, base navale di Otsu, Giappone, 21 febbraio 1945. Nello scatto si vedono due kaiten, ovvero due sommergibili kamikaze usati durante il conflitto. Oltre alla morte aerea, i nipponici utilizzarono anche questo particolare tipo di arma per sorprendere i nemici nelle profondità marine.

Sul fronte del Pacifico la guerra non accennava a cessare. I giapponesi, chiaramente inferiori in mezzi agli americani, cercarono diverse soluzioni. I kaiten, letteralmente “ritorno al cielo“, rientrano pienamente in quest’ottica di ricerca. Ma di cosa si tratta praticamente? Nel concreto parliamo di siluri modificati per divenire armi suicide e causare quanti più danni possibili al nemico.
Lunghi circa 15 metri, con 1 metro di diametro, avevano una capacità di dislocamento di 8,3 tonnellate. Tale unità di misura è quella che descrive la massa d’acqua spostata dalle imbarcazioni e dunque da un’idea della portata di tali mezzi. In ogni caso l’efficacia dei siluri suicidi non fu molto elevata, come quella dei kamikaze aerei d’altronde.

Oltre alla cultura e alla formazione dei soldati giapponesi, ci fu un altro grande elemento che fece sì che il numero dei combattenti pronti a dare la propria stessa vita aumentasse a dismisura: nel 1944 gli Alleati avanzavano ormai inesorabilmente verso le coste del Paese del Sol Levante, c’era ormai poco e niente da fare. Iniziarono quindi gli ultimi, disperati, attacchi suicidi tramite i Mitsubishi Zero in cielo e i Kaiten in acqua.
Prendendo ispirazione dall’aeronautica, anche la marina allora creò questi strumenti particolari. Il primo modello si basava sul motore del siluro Type 93, perfezionato con l’aggiunta di bombole d’ossigeno, con il posto di pilotaggio e con del carburante aggiuntivo. Nel corso degli ultimi momenti di guerra la Marina Giapponese creò ben 5 modelli di Kaiten. I primi prevedevano anche la possibilità di fuoriuscita del pilota, anche se raramente ciò avveniva con successo.

L’aggiunta del pilota avrebbe dovuto aumentare l’efficacia del bombardamento ma, come detto in apertura, non fu così. Fra le vittime dei Kaiten ricordiamo la petroliera USS Mississinewa il 20 novembre 1944 e il cacciatorpediniere di scorta USS Underhill il 24 luglio del 1945, oltre ad una piccola nave da sbarco. Fra i piloti kamizake giapponesi le vittime raggiunsero – e superarono – la soglia delle 200.