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Foto del giorno: giocare a golf in Rhodesia negli anni '70

Foto del giorno: giocare a golf in Rhodesia negli anni ’70

Fotografia di Eddie Adams, monti Bvumba, Rhodesia, 15 dicembre 1978. Una guardia armata fornisce servizi di sicurezza (e non solo) ai rhodesiani bianchi sul campo da golf. Lo sfondo è quello del Leopard Rock Hotel, situato sui monti Bvumba, in Rhodesia. In uno scatto dall’eccezionale rilevanza storica, Eddie Adams contrapporre il mondo dell’élite bianca coloniale – rappresentato dai due uomini che giocano a golf – con la presenza militare africana, emblema della tensione e del conflitto civile esploso nella Rhodesia (oggi Zimbabwe) fra anni ’60 e ’70 del Novecento.

Foto del giorno: giocare a golf in Rhodesia negli anni '70

Eddie Adams scattò la fotografia a poca distanza temporale dalla firma del famoso Internal Settlement (in italiano “Accordo Interno”) del 3 marzo 1978. Si trattò di un’agognata intesa fra il premier rhodesiano Ian Smith e il vescovo Abel Muzorewa, membro di spicco del Consiglio Nazionale Africano Unito. Un punto d’arrivo per una guerra civile che dal 1965 insanguinava il paese africano.

Il 1965, appunto, rappresentò l’inizio della fine: l’allora primo ministro Ian Smith, leader del Rhodesian Front, proclamò unilateralmente l’indipendenza della Rhodesia dall’Impero britannico. Ma lo fece con un obiettivo di fondo non secondario, che traeva linfa vitale da una logica razzista-coloniale. Lo scopo dell’affrancamento era quello di mantenere il governo della minoranza bianca (circa il 5% della popolazione) evitando la transizione verso la maggioranza africana nera. La dichiarazione non suscitò solo la più marcata (e ipocrita, n.d.r.) indignazione internazionale e le più pesanti sanzioni economiche, ma anche una guerriglia contro il governo bianco da parte di diverse fazioni politiche e militari.

Rhodesia guerra civile

Guerra che fu portata avanti da diverse fazioni, fra cui lo ZANU (Zimbabwe African National Union) e lo ZAPU (Zimbabwe African People’s Union); entrambi d’estrazione ideologica marxista, entrambi inseriti a pieno titolo nella più vasta cornice del nazionalismo antimperialista africano. Come tutte le guerre civili, anche quella in Rhodesia si rispecchiò in un mix di atrocità che il diritto internazionale condannò, pur senza che tali ammonimenti avessero un riflesso immediato sulla situazione corrente.

Dopo l’alternarsi di fasi accese e stagioni di quiete, la guerra civile si avviò verso la sua artificiosa conclusione alla fine degli anni ’70. Smith scelse come interlocutore per i colloqui di pace il moderato cattolico Abel Muzorewa. Cosa che non piacque per niente alle fazioni più radicali, convinte di essere stata ingiustamente scavalcate e di poter ottenere molto di più proseguendo nella lotta armata. Avevano ragione.

La foto di Eddie Adams si colloca esattamente in questa fase. Una transizione incompiuta, in cui i bianchi cercano di mantenere i loro privilegi, come mostrano i golfisti che continuano le loro attività svagate protetti da soldati neri armati che, paradossalmente, difendono un ordine che li esclude.

Rhodesia Internal Settlement 1978

Adams riuscì ad immortalare una situazione pressoché surreale (agli occhi di un contemporaneo, si comprende). Tanti gli elementi che rimarcano il concetto di assurdità intrinseca alla condizione sociale, politica e militare in cui versa la Rhodesia. A partire dal giovane militare africano, che con volto serio e fucile in primo piano, serve due uomini bianchi che giocano a golf con fare distratto. Poi il dettaglio della sacca da golf (l’avevate notata?). Quest’ultima, attaccata alla cintura del soldato, rafforza il contrasto. È un accessorio “di servizio”, diventato simbolo della sottomissione forzata e della servitù militarizzata.

Il fotografo nato in Pennsylvania nel 1933, celebre per la sua capacità di cogliere il paradosso umano nei momenti di conflitto, usò qui l’assurdo visivo per raccontare la contraddizione dell’apartheid e della transizione forzata. Fu una mossa artisticamente azzeccata, è bene dirlo.