La prossima volta che prendiamo un antidolorifico perché la cervicale fa male, perché la sciatica non ci dà tregua o perché il tunnel carpale ci tormenta, pensiamo ad una cosa: ma come facevano prima del 1840 a sopportare il dolore i pazienti chirurgici? Questo perché è in quella data che inventarono l’anestesia, prima di allora c’erano solo strilla di dolore. E metodi alquanto creativi e fantasiosi per placare il dolore di una chirurgia.
Il mesmerismo come alternativa all’anestesia?

Ma anche no, grazie. Comunque sia, visto che gli anestetici prima di quell’epoca non c’erano, ecco che in qualche modo si doveva riuscire a placare un minimo il dolore durante gli interventi chirurgici o le estrazioni dentali. Così, se c’è chi applicava la vecchia tecnica dell’ubriacatura, ecco che c’è anche chi sosteneva la tecnica del mesmerismo o magnetismo animale. Ma che cos’era?
Dobbiamo fare un passo indietro lungo il corridoio del tempo. Nel 1782 l’Académie nationale de médecine di Parigi, nel tentativo di eliminare i ciarlatani, lanciò un’indagine sull’uso dei magneti nella cura del mal di denti, per alleviare i dolori del parto e il dolore in generale.
La tecnica dei magneti era usata da tempo per curare tali afflizioni e, alla fine dell’indagine lunga 150 pagine, ecco che tale tecnica fu approvata per la cura del dolore cronico. Gli ispettori raccomandarono caldamente di indossare piccoli magneti, avvolti nel velluto nero o messi a contatto con la pelle. Questi magneti erano realizzati in forme diverse, a seconda del disturbo da curare.
Se si era sordi o si aveva mal di orecchie, ecco che i magneti erano curvi in modo da avvolgere le orecchie. Se si avevano problemi cardiaci, si doveva indossare dei magneti a forma di cuore sul petto. Mal di denti? Ecco i magneti a forma di barre. A dominare questo mercato magnetico fu il medico tedesco Franz Mesmer, il quale promise di riuscire a ripristinare l’armonia naturale dei pazienti senza usare farmaci invasivi o scosse elettriche.
Come prima cosa costruì una clinica di lusso assai costosa in un prestigioso quartiere di Parigi. Qui era presente una grande vasca ovale di quercia piena di magneti, limatura di ferro ed erbe aromatiche. E a quanto pare il mesmerismo prosperò anche perché, per qualche ragione, sembrava funzionare. Tantissime le testimonianze di chi spergiurava che il mesmerismo e i suoi magneti avessero curato di tutto, dall’epilessia alla paralisi, dalle emorroidi ai disturbi mestruali.
Mesmer stesso forniva spiegazioni elaborate, ma alquanto vaghe a dire il vero, su come tutto ciò funzionasse. Parlava di un fluido magnetico universale che circolava proprio nella sua vasca e che era riflesso dagli specchi a parete per intensificarne l’effetto. Diciamo che Mesmer avrebbe avuto probabilmente un grande successo al giorno d’oggi.
I pazienti, soprattutto donne, si rilassavano grazie anche alla musica di sottofondo e cadevano in una sorta di trance. A volte, quando Mesmer agitava le mani intorno a loro, sembravano quasi avere delle convulsioni. Le testimonianze raccontavano che i pazienti trovavano questo trattamento piacevole ed erano ben disposti a pagare per ripeterlo.
Quel furbetto di Mesmer, però, non si accontentò di questo. Mentre il denaro continuava ad affluire nelle sue tasche, ecco che si trasferì in locali sempre più grandi, applicando tariffe diverse in base allo status sociale.
Progressivamente abbandonò le esibizioni pubbliche della sua tecnica, preferendo sedute individuali, assai più redditizie. Ma andò oltre: abbandonò l’uso dei magneti fisici in quanto ormai, a sua detta, era in grado di usare le mani per riallineare il flusso del fluido magnetico nei corpi delle pazienti. E per farlo collocava le clienti in asse nord-sud, le fissava negli occhi e gesticolava in aria.

Con un minimo di lucidità appare chiaro che tali pratiche potevano rivelarsi affini a quelle dei “santoni” moderni. Tuttavia all’epoca, esattamente come al giorno d’oggi, c’era chi amava queste tecniche e così, visto che all’epoca non si conosceva bene il magnetismo, ecco che le pratiche di Mesmer furono un successo.
Aveva persino scritto una tesi di dottorato parlando dell’influenza della luna e dei pianeti sugli esseri umani, prendendo a prestito, diciamo così, alcuni concetti della teoria delle maree di Isaac Newton. E creando un sistema accademico che risultava convincente per il grande pubblico. Anche se, andando a scavare meglio, si notava come il sistema spiegato fosse alquanto vago e carente di dettagli.
Tutto ciò andò avanti fino al 1784 quando un comitato del governo francese, presieduto da Benjamin Franklin, fu nominato per indagare sul fenomeno del mesmerismo. Ma sorse subito un problema: gli ispettori potevano fidarsi delle testimonianze? Questo perché i lavoratori, donne e membri del ceto più basso sembravano essere stranamente suscettibili all’influenza di tale flusso. Quando invece erano i corpi degli ispettori a sottoporsi al trattamento, curiosamente si dimostravano resistenti o insensibili all’azione del flusso.
Il passo successivo fu dimostrare l’inganno che si celava dietro al mesmerismo. Per esempio, alle donne bendate che, apparentemente crollavano in preda alle convulsioni durante le sedute, fu data da bere dell’acqua non trattata. Chiaramente stavano fingendo.
Alla fine dell’indagine, il verdetto degli ispettori fu chiaro: il fluido magnetico decantato da Mesmer non esisteva e la maggior parte dei sintomi descritti dai testimoni o erano falsi o dipendevano da un sovradosaggio di lassativi. E quanto il mesmerismo funzionava era solo per autosuggestione.
Ma mentre Mesmer fuggì dal paese, ormai caduto in disgrazia, ecco che altri continuarono a usare la terapia mesmerica. Uno degli ex discepoli di Mesmer era solito cullare i pazienti inducendo delle trance dove sembravano essere svegli, ma in alterato stato di coscienza. Un altro chirurgo di Parigi, invece, sostenne di aver operato un tumore al seno con tale tecnica, con la paziente che si riprese due giorni dopo, senza avere alcun ricordo dell’accaduto.
E mentre c’era chi tuonava contro le implicazioni anche morali di una tale tecnica, ecco che in Inghilterra, il medico John Elliotson organizzò delle dimostrazioni in ospedale durante le quali usava il mesmerismo per indurre i soggetti ipnotizzati a farsi operare. E a tali dimostrazioni parteciparono anche Dickens e Michael Faraday.

Solo che nel 1846 si profilò all’orizzonte un nuovo rivale: l’etere. In realtà all’inizio l’etere si affacciò nel panorama medico affiancato a precedenti non proprio illustri. Il fatto che prima dell’etere avessero provato a usare il protossido di azoto aka gas esilarante durante gli interventi, non gli fece buona pubblicità. Anzi: gli effetti allucinogeni del gas esilarante inizialmente fecero passare in secondo piano il suo valore anestetico. Tanto che si ricordarono di usarlo anche in tale veste per la chirurgia dentale solamente nel 1844 (e il gas esilarante era in circolazione sin dal 1772, ma era usato maggiormente a scopo ricreativo, diciamo così).
Comunque sia, l’etere riuscì ad avere successo proprio seguendo il fallimento iniziale del protossido di azoto. Diversi chirurghi iniziarono a usare l’etere durante gli interventi e, ohibò, scoprirono che funzionava bene per contenere il dolore. Così i chirurghi londinesi iniziarono a usarlo sempre di più, tanto che Robert Liston, dopo aver terminato un’amputazione di una gamba senza che il paziente provasse alcun dolore, disse la celebre frase “Questo espediente yankee, signori, batte i gran lungo il mesmerismo”.
Nonostante l’etere funzionasse, aveva alcune carenze comuni col mesmerismo: in entrambi i casi nessuno sapeva perché tali tecniche funzionassero. Inoltre, per non creare guai mortali, bisognava essere assai esperti per utilizzarle.
Alla fine, l’etere vinse sul mesmerismo solo perché aveva sostenitori più potenti. Liston era sostenuto dalla comunità chirurgica, la quale non gradiva l’intrusione di altri medici nel proprio dominio. E così, avendo il Lancet e altre pubblicazioni prestigiose dalla loro parte, ecco che riuscirono a estromettere Elliotson e gli altri mesmeristi.
Ma la vittoria dell’etere durò poco: solo pochi anni dopo i chirurghi decisero che il cloroformio era meglio dell’etere in quanto, oltre a togliere il dolore, rendeva il paziente incosciente e silenzioso. In effetti con l’etere, pur togliendo il dolore, spesso durante gli interventi i pazienti si muovevano, scherzavano o gridavano frasi incoerenti. Certo, poi dimenticavano tutto, ma non era uno spettacolo edificante.
Col cloroformio, invece, non c’erano problemi in tal senso: i pazienti rimanevano zitti, sedati, incoscienti e privi di dolore. Ah, purtroppo questa lunga controversia ebbe un altro risvolto: certo, gli anestetici eliminarono finalmente il dolore durante gli interventi chirurgici, ma all’epoca non fecero nulla per ridurre il tasso di mortalità. Ma quella è un’altra storia.