Il 27 novembre del 1810 il West End di Londra si risvegliò nel fragore di tante, troppe voci accalcate l’una sull’altra. Sembrava il mercato di mezzogiorno, solo che erano le cinque del mattino e non si capiva come mai ci fosse così tanto chiasso. Il rumore non era l’unico problema; magari fosse stato solo quello. Col passare delle ore la viabilità andò in blocco, tanta era la gente appostata davanti il numero 54 di Berners Street. I residenti si domandarono più volte il motivo di un simile trambusto, e così fecero i passanti, incuriositi da quella folla tanto improvvisa quanto inaspettata. Nessuno, neppure chi ci abitava al 54 di Berners Street, conosceva le motivazioni alla base del singolare episodio. Nessuno tranne un gruppo di ragazzi con due passioni predominanti: le scommesse e gli scherzi. Quando questa coppia di interessi s’incontra, vengono fuori eventi come quello del 27 novembre 1810…

Un gruppo di ragazzi, si è detto pocanzi, che si godeva il risultato di quanto meticolosamente programmato. La prima domanda che chiunque di voi lettori si sarà posto è il più semplice dei “perché?” – ebbene tutto è da ricondurre ad un personaggio parecchio noto oltremanica, meno popolare nel continente: Theodore Edward Hook, nato nel 1788 e morto nel 1841. Theodore Hook fu un saggista, giornalista e fondatore di un giornale satirico britannico, il John Bull, andato in stampa fino alla fine del XIX secolo. Poco più che ventenne, Hook conduceva la tipica vita che avrebbe condotto uno della sua età, borghese figlio di borghesi, con più di qualche soldo in tasca. Quindi feste, uscite in amicizia, e perché no, scherzi. Le fonti a posteriori, e poi lo stesso Hook da adulto, lo ammisero candidamente: come li faceva lui gli scherzi, pochi altri in tutta la Gran Bretagna.
Un giorno non meglio precisato di novembre, il futuro satirico, passeggiando per le strade di Londra con gli amici, diede adito ad una discussione per loro interessantissima. Essa verteva sul concetto di popolarità legato alle abitazioni della capitale. Insomma, nel gruppo non vi era una persona che non avrebbe saputo riconoscere la casa di quel politico, di quella signora così facoltosa o di quell’eroe di guerra.

Benché queste case attiravano l’interesse della plebe per il solo fatto di appartenere a qualcuno di importante, ve ne erano molte altre totalmente anonime; ingiustamente anonime per Hook. Perché non scegliere una residenza a caso e trasformarla nella meta più gettonata di Londra? La sfida nata per scherzo divenne una scommessa fra amici. Per il valore di una ghinea d’oro, Theodore Hook ebbe a disposizione una settimana per trasformare una casa totalmente a caso, boh, tipo il numero 54 di Berners Street, nel West End, in una delle abitazioni più attrattive della città.
La vittima dello scherzo si scoprì dopo essere una signora della media-alta società londinese, tale Mary Teresa Tottingham (talvolta riportata nelle fonti come signora Tottenham). La signora Tottingham era vedova all’epoca dei fatti, ma a lungo fu maritata con un affarista della Compagnia inglese delle Indie Orientali. Spettava ad Hook l’onere di escogitare il piano perfetto per rendere speciale, ma davvero speciale, casa Tottingham.
Il piano fu questo: il ragazzo scrisse personalmente, a mano, oltre 4.000 lettere, spacciandosi per la vedova benestante. In questi finti messaggi, Hook richiedeva con urgenza i servizi più svariati. Spazzacamini e carri di carbone, chiamati per interventi domestici; pasticceri che dovevano consegnare torte nuziali costose; medici e chirurghi per un presunto paziente in fin di vita. E ancora avvocati, notai, parroci, becchini, musicisti, commercianti, pescivendoli, operai edili, calzolai. Tutti dovevano recarsi al numero 54 di Berners Street, a nord di Oxford Street, nella prima mattinata del 27 novembre 1810.

Attenzione però! Non contento, Hook estese l’invito anche a figure eminenti della società, come il governatore della Banca d’Inghilterra, il sindaco di Londra, così come rappresentanti della Compagnia delle Indie Orientali e infine lo stesso Duca di Gloucester, parente del Re. Di questi non rispose nessuno, ma pare che il sindaco si presentò “per sbaglio” nel luogo e nell’ora indicata.
Il tutto culminò nel giorno previsto, quando, sin dalle prime ore dell’alba, iniziarono ad arrivare i primi spazzacamini. La cameriera della signora Tottingham, ignara di tutto, rimandò indietro il primo… poi il secondo… poi altri dieci, cento, e così via. In breve tempo, la via fu sommersa da centinaia di persone e carrozze, ciascuna convinta di avere un appuntamento urgente al numero 54.

Nel volgere di poche ore, l’intera Berners Street fu paralizzata. Il traffico era bloccato da decine di carrozze, carretti e portantini; si formarono assembramenti di curiosi, giornalisti e poliziotti, tutti perplessi. L’effetto domino fu così disastroso che le autorità cittadine si trovarono costrette a intervenire per disperdere la folla. Tutto ciò mentre, dall’altra parte della strada, Hook osservava il trambusto, camuffato da gentiluomo, ridendo sotto i baffi e stringendo una moneta in mano, simbolo della sua scommessa vinta con gli amici.
Ci furono conseguenze legali? No, perché le autorità brancolarono nel buio nell’intento di individuare un colpevole. Il depistaggio di Hook fu pressoché perfetto e della vicenda presto nessuno si ricordò più. Trent’anni dopo, prima di morire, il giornalista satirico ammise di essere stato lui l’architetto di quella beffa, forse la più famosa dell’epoca georgiana.