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Come costruirono Stonehenge? Trascinando massi per più di 700 km

Così come rivelato in uno studio pubblicato sul Journal of Archaeological Science: Reports, ecco che gli archeologi hanno finalmente svelato uno dei misteri di Stonehenge. Come hanno fatto gli antichi Britanni a costruirlo? Semplice: si sono dedicati alla logistica e sono riusciti a trasportare enormi massi di pietra anche a distanza di 700 km o poco più. Si tratta di un viaggio incredibile che anche al giorno d’oggi creerebbe qualche grattacapo agli ingegneri.

Come fecero i Britanni a trasportare gli enormi blocchi di Stonehenge?

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La ricerca, guidata dal professor Richard Bevins dell’Università di Aberystwyth, ha indagato in maniera particolare il masso di Newall. Si tratta di una roccia delle dimensioni di un pallone da calcio scoperta durante alcuni scavi un secolo fa.

Tramite analisi geochimiche e microscopiche, si è scoperto che questa e altre pietre furono trasportate deliberatamente dall’uomo partendo da Craig Rhos-y-Felin, nel Pembrokeshire settentrionale, Galles, a circa 200 km di distanza. Non furono, dunque, trasportate da ghiacciai come altre teorie avevano suggerito.

Come ricorderete, poi, anche l’altare di Stonehenge, del peso di sei tonnellate, arrivava dalla Scozia nordorientale. Il che vuol dire che popoli neolitici lo trasportarono per più di 700 km, senza disporre di veicoli a ruote o di cavalli.

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Crediti foto: @Bevins et al. 2025/ ScienceDirect

Ma torniamo al masso di Newall. Le analisi hanno evidenziato che contiene livelli di torio e zirconio identici a quelli di rocce presenti nella cava gallese. Andando a Craig Rhos-y-Felin, poi, gli archeologi hanno notato che contiene delle colonne di riolite con sommità arrotondate, a forma di proiettile. E queste colonne sono identiche al masso di Newall.

Lo studio ha poi rivelato che il masso di Newall è ricoperto da uno strato superficiale ricco di carbonato di calcio. Questo è il frutto dell’essere rimasto seppellito a lungo nei terreni gessosi di Stonehenge.

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Crediti foto: @Bevins et al. 2025/ ScienceDirect

Tuttavia la ricerca non si è fermata qui. Indagando la Pietra 32d, ecco che hanno scoperto che non è di dolerite, come detto in precedenza, bensì è di riolite foliata. Proprio come il masso di Newall.

Questa scoperta rivela anche che le comunità neolitiche britanniche erano dotate di sofisticate capacità di pianificazione e coordinamento. Trasportare pietre di più di tre tonnellate richiese una collaborazione senza precedenti fra diverse tribù. Anche perché dovettero attraversare centinaia di chilometri di terreno impervio. Il tutto usando le tecnologie disponibili nel Neolitico, quindi corde, slitte di legno e sentieri.