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clairvius narcisse

Clairvius Narcisse, una storia di ordinari e presunti zombie

Lui si chiamava Clairvius Narcisse ed è diventato celebre con il soprannome di “Lo zombie vivente”. L’uomo, infatti, era un abitante di Haiti convinto di essere stato trasformato in uno zombie da un praticante di voodoo.

Clairvius Narcisse, zombie o altro?

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La storia del voodoo è piena di racconti non solo di celebri sacerdoti e sacerdotesse voodoo, come Marie Laveau, ma anche di persone che sostengono di essere state degli zombie. Il confine fra religione, mito e storia è assai sfumato quando si parla di voodoo: fra origini storiche e falsi miti è difficile capire dove stia la verità.

Fra queste persone convinte di essere zombie, una delle più note è Clairvius Narcisse. Nato il 2 gennaio 1922, il 30 aprile 1962 lo ricoverarono presso lo Schweitzer Hospital a Deschapelles, ad Haiti. L’uomo lamentava febbre, stanchezza ed emottisi.

I medici non riuscirono a capire quale fosse la malattia alla base dei suoi sintomi. La situazione peggiorò fino a quando tre giorni dopo l’uomo morì. Come da prassi, i medici lo dichiararono morto e lo tennero in una cella frigorifera per un giorno prima di seppellirlo.

Con un salto nel tempo di venti anni circa nel futuro, nel 1980 un uomo che sosteneva di essere Clairvius Narcisse andò da Angelina Narcisse, la sorella del defunto. A quanto pare la famiglia e gli amici lo riconobbero subito come Clairvius Narcisse. Lui stesso li convinse della sua buona fede rivelando informazioni private che nessuno tranne lui poteva conoscere.

L’uomo raccontò che durante la sua presunta morte e sepoltura era cosciente, ma paralizzato. Successivamente qualcuno lo prelevò dalla tomba e lo costrinse a lavorare in una piantagione di zucchero come schiavo.

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Clairvius Narcisse spiegò che dopo che riesumarono la sua bara, qualcuno gli diede una pasta. Un bokor lo prese con sé e, insieme ad altri, lo obbligò a lavorare nella piantagione. Due anni dopo, però, il bokor morì e Clairvius Narcisse riacquisto la lucidità mentale. Ma Clairvius Narcisse non tornò subito a casa. Prima di morire, l’uomo aveva litigato col fratello, il quale era sospettato di averlo avvelenato. Così Clairvius Narcisse aspettò 16 anni prima di rifarsi vivo, attendendo la morte del fratello.

A seguito di questa vicenda, in molti si interrogarono su quanto ci fosse di vero ci fosse in questa vicenda. In fin dei conti due medici avevano certificato e verificato la sua morte. Secondo lo psichiatra Lamarque Douyon, mettendo per un attimo da parte le spiegazioni fantastiche e sovrannaturali, era possibile che i presunti casi di “zombie” si riferissero a persone drogate e poi fintamente resuscitate.

Qualcuno si mise a studiare le polveri usate per creare gli zombie e Wade Davis, etnobotanico, ipotizzò che i bokor somministrassero polveri a base di tetrodotossina, una tossina prodotta dal pesce palla e bufotossina, una tossina prodotta da alcuni rospi. Secondo lui i bokor usavano queste tossine per indurre il coma tramite assorbimento transcutaneo delle polveri.

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Una volta apparentemente morto, ecco che questi uomini venivano recuperati fingendo di farli resuscitare. Il bokor avrebbe poi continuato a somministrare la datura, dalle proprietà allucinogene e capace di far perdere la memoria. Ma ricerche successive hanno screditato tale ipotesi.

Quindi ancora oggi non si sa da cosa sia stato causato questo stato di morte apparente di Clairvius Narcisse. Intanto Hollywood, però, non ha perso tempo e ha liberamente adattato la storia di Clairvius Narcisse nel film The Serpent and the Rainbow di Wes Craven. E c’è anche un film francese ispirato a questa storia, Zombi Child.