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Catanzaro e la fedeltà a Carlo V che gli valse l'aquila imperiale

Catanzaro e la fedeltà a Carlo V che gli valse l’aquila imperiale

La storia di oggi è una di quelle poco sentite, che si tendono ad etichettare come leggendarie o addirittura infondate. In realtà sussiste un forte legame tra la città di Catanzaro e l’imperatore Carlo V d’Asburgo, una delle figure più importanti dell’Età Moderna. La nostra vicenda comincia nei primi decenni del XVI secolo, periodo convulso per la Penisola e per la sua punta più meridionale.

Catanzaro e la fedeltà a Carlo V che gli valse l'aquila imperiale

Tra il 14 marzo 1516 e il 25 luglio del 1554, Carlo V, ai suoi numerosi titoli, aggiunse quello di Re di Napoli. Catanzaro, sin da subito, dimostrò la propria fedeltà all’imperatore e pubblicamente la professò. A qualcuno però la cosa non andò a genio: erano i francesi che, stretta l’alleanza antiasburgica con Papa Clemente VII, si impegnavano nella conquista di Napoli (e dei territori annessi, fra cui la stessa Calabria) per conto di quest’ultimo.

Dopo questa breve panoramica storica possiamo meglio immaginare come potesse sentirsi il capoluogo calabro. Entità minuscola schiacciata fra due colossi dell’epoca: doveva schierarsi, ma dalla parte di chi? Scelse l’aquila imperiale e iniziò qui l’eroica resistenza ai francesi. Il generale francese Odet de Foix de Lautrec, con l’appoggio del marchese di Crotone e di quello di Taranto, arrivò in Calabria con 35.000 uomini pronti a conquistare quelle terre.

Catanzaro immagine monete coniate

Dall’altro lato vi era invece Don Pedro de Alarcón y Mendoza, Viceré della Provincia di Calabria Ulteriore. Alla testa di 11.000 uomini, si trovò subito schiacciato da una forza nettamente superiore, ma non abbastanza da indurlo a cedere senza combattere duramente. Il cuore della difesa della Calabria Ulteriore – la metà meridionale, per intenderci n.d.r. – scelto da Don Pedro fu proprio Catanzaro, eletta Piazza d’Armi.

Iniziarono così lunghe settimane di assedio, sangue e attacchi continui. Ma Catanzaro non aveva la benché minima intenzione di cedere all’assediante. Contro ogni pronostico, il 28 agosto del 1528, le truppe di Don Pedro ebbero la meglio. I francesi sconfitti si ritirarono e Catanzaro festeggiò la vittoria. In molti rimasero stupiti e, fra questi, in particolare Carlo V stesso, all’epoca l’uomo più potente d’Europa.

Catanzaro foto moneta

L’imperatore concesse alla città il proprio simbolo imperiale: un’aquila con un nastro recante la scritta: Sanguinis Effusione. Non fu l’unico regalo. Il sangue versato per difendere l’onore di Carlo V garantì a Catanzaro anche altri privilegi: esenzione dai tributi regi e, addirittura, facoltà di battere moneta. Per un periodo di tempo, in giro per il mondo, circolarono monete che presentavano le scritte di “Obsisso Cathanzario” su una faccia, e sull’altra “Carol. V S Imp.“.