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Foto del giorno: l'aquilone che i talebani non volevano far volare

Foto del giorno: l’aquilone che i talebani non volevano far volare

Fotografia di Thomas Dworzak, campo di Jalozai, Pakistan, agosto 2001. Un bambino afghano rifugiato in Pakistan gioca con un aquilone. Come può l’atto del giocare essere proibito? Secondo quale logica un bambino, ovunque egli si trovi nel globo terracqueo, non dovrebbe poter divertirsi? Quale regola, legge o normativa degna di tale nome nega ai giovanissimi il diritto di giocare? Se vi paiono domande superficiali, magari prive di una vera tangibilità, è perché non avete vissuto in Afghanistan, non l’avete fatto sotto il tacco dei talebani.

Foto del giorno: l'aquilone che i talebani non volevano far volare

L’aquilone in Afghanistan non è mai stato solo e semplicemente un gioco. L’oggetto di comune diletto affonda le sue radici in una tradizione antichissima, fatta di leggende popolari, arte e maestria.

Due aneddoti a testimonianza di quanto detto: prima della salita al potere dei talebani nel Paese tagliato in due dall’Hindu Kush, a Kabul, la capitale, esisteva un festival dedicato al gioco dell’aquilone. Come non citare poi Il cacciatore di aquiloni (titolo originale: The Kite Runner), best seller pubblicato nel 2003 dallo scrittore afghano naturalizzato statunitense Khaled Hosseini, il quale segue le vicende del piccolo Amir, maestro aquilonista nonostante la giovanissima età, intrecciarsi con quelle socio-politiche dell’Afghanistan a partire dal 1979 e fino ai primi anni del nuovo millennio.

aquilone bambino afghano gioca

Ecco, mi piace pensare che Amir sia il nome del ragazzino protagonista dello scatto in sovrimpressione. Egli è intento a far volare un rudimentale aquilone bianco, sfruttando il vento che soffia forte nel campo profughi di Jalozai, circa 35 chilometri a sud-est di Peshawar. Se masticate un po’ la geografia centrasiatica, allora avrete compreso come il presunto Amir non si trovi in Afghanistan, bensì nel cuore geografico del Pakistan. È il 2001 e lui è un rifugiato. Uno dei tanti.

Dico “tanti” perché non esistono fonti ufficiali attendibili che ci forniscano una cifra esatta di coloro che azzardarono la traversata, non volendo sottostare al regime talebano. Sappiamo però che a seguito dell’invasione congiunta di forze afghane-anglo-statunitensi, concretizzatasi nell’ottobre del 2001, in direzione dei territori afghani si mossero dal Pakistan oltre 5,7 milioni di rifugiati. Appunto, tanti.

aquilone Thomas Dworzak

Ad immortalare quel gesto di svago, ma di sfida se visto con gli occhi di un fondamentalista islamico, fu Thomas Dworzak. Il fotografo tedesco si ritrovò nell’agosto del 2001 a Jalozai, proprio per documentare le condizioni della popolazione afghana richiedente asilo temporaneo. Notò quindi il bambino in vesti grigiastre giocare con l’aquilone bianco. Un bambino che viveva in un mondo circoscritto; quest’ultimo si riduceva alla landa desertica e alla distesa di tende alle sue spalle. Malgrado la situazione, bastava un soffio di vento per riaccendere la fantasia. La stessa fantasia che il regime talebano volle – e vuole – soffocare instancabilmente.