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C’è un terribile omicidio dietro l’invenzione della Murder Bag

Si chiama Murder Bag, Murder Kit o Killer bag e abbiamo iniziato a conoscerla tutti perché la vediamo spesso in serie tv crime come CSI. Tuttavia ci sono due cose da sapere riguardo a questa borsa: il suo significato cambia a seconda che ci troviamo negli Stati Uniti o in Gran Bretagna. E la sua invenzione deriva da un macabro crimine del 1924.

La Murder Bag, per sentirvi un po’ Grissom anche voi

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Crediti foto: @Screenshot da CSI

Se negli Stati Uniti sentite nominare una Murder Bag, probabilmente ci si riferisce alla serie di strumenti che il killer usa per trovare e uccidere le sue vittime. Tuttavia nel Regno Unito la Murder Bag si riferisce al kit di strumenti usati dagli investigatori di Scotland Yard del XX secolo per esaminare la scena del crimine.

Avete presente le valigette che Grissom, Bones & company si portano sempre dietro con sé sulle scene del crimine? Quelle che contengono guanti, contenitori, reagenti, lente d’ingrandimento e via discorrendo? Ecco, quella è una Murder Bag.

La Murder Bag contiene l’attrezzatura di base che gli investigatori usano sulle scene del crimine per cercare, catalogare e raccogliere prove. La dotazione minima è rappresentata da una lente di ingrandimento, strumenti di misurazione, tamponi, sacchetti per campioni, forbici e pinzette.

Ma la cosa più affascinante di questo kit è il motivo per cui qualcuno pensò di creare una borsa del genere. In pratica l’idea alla base era quella di fornire agli investigatori dei guanti di gomma, altro elemento indispensabile di questi kit. E questo avvenne dopo l’efferato omicidio di Emily Kaye del 1924.

Era il maggio del 1924 e Patrick Mahon fu arrestato nella stazione ferroviaria di Waterloo a Londra mentre stava cercando di riprendersi una borsa che aveva lasciato lì in precedenza. Quello che Mahon non sapeva era che la moglie aveva ingaggiato un investigatore privato per ritrovare il coniuge, dopo aver trovato la ricevuta di un ritiro bagagli. L’investigatore aveva trovato ed esaminato la borsa in questione.

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Crediti foto: @Screenshot da CSI

Ma dopo averla aperta, aveva subito chiamato Scotland Yard. Questo perché nella borsa erano presenti un grosso coltello e dei vestiti insanguinati. Capirete bene quanto Scotland Yard fosse ansiosa di fare due chiacchiere con Mahon.

Arrestato, ecco che Mahon spiegò che si era recato in un bungalow insieme alla sua amante, Emily Kaye. Mahon sostenne che Kaye gli avesse lanciato contro un’ascia durante una discussione assai accesa. Subito dopo, però, la donna era caduta e aveva sbattuto la testa contro un secchio di carbone, morendo.

Mahon spiegò di essere stato preso dal panico e di essere sparito nei giorni successivi perché intento a nascondere il corpo della donna. Contemporaneamente, però, continuò a ribadire di non aver sicuramente ucciso la donna.

Scotland Yard non perse tempo e convocò sulla scena del crimine Sir Bernard Spilsbury, un patologo la cui testimonianza si era rivelata cruciale durante il processo del 1910 ad Hawley Crippen, medico americano condannato per aver ucciso e smembrato la moglie.

Nonostante Spilsbury fosse un patologo esperto, una volta arrivato nel bungalow, rimase inorridito dalla scena che si presentava davanti ai suoi occhi. Mahon, infatti, aveva smembrato il corpo di Kaye, cercando poi di cancellarli bollendoli, bruciandoli e spargendoli per tutto il locale.

Nel soggiorno i poliziotti trovarono frammenti di ossa nel camino, mentre un pezzo di carne si trovava in una grande pentola sul focolare. Nella camera da letto, poi, parti di Kaye erano nascoste in un baule, nella cappelliera e in una scatola di biscotti.

Così Spilsbury decise di allestire un laboratorio improvvisato nel cortile del bungalow, in modo da analizzare subito le prove. Chiese così ai poliziotti di trasportare i resti della donna nella struttura temporanea. E i solerti agenti, senza starci a pensare su due volte, ecco che iniziarono a raccogliere i resti del corpo ormai in decomposizione per metterli in un secchio.Il tutto a mani nude.

A quella vista Spilsbury trasecolò inorridito, chiedendo “Non ci sono guanti?”. E l’ispettore capo Percy Savage gli spiegò che no, non c’erano guanti e che i suoi uomini durante queste manovre non indossavano mai guanti o altri dispositivi di protezione individuali.

Il patologo inizialmente era preoccupato per il rischio di infezione. Ma in un secondo momento si rese conto che gli agenti incaricati solitamente di esaminare le scene del crimine non erano adatti a svolgere quel delicato lavoro. Non solo non avevano guanti, ma non avevano neanche un metro, delle pinzette o degli strumenti per poter raccogliere le impronte digitali.

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Crediti foto: @Screenshot da CSI

Così Spislbury decise di prendere in mano la situazione. Con l’aiuto di Savage, del chirurgo della polizia Aubrey Scott-Gillett e del sovrintendente di Scotland Yard William Brown, ecco che diede disposizioni per assemblare la prima Murder Bag della storia.

Ovviamente per noi abituati a vedere CSI, NCSI, Bones e affini, il contenuto della Murder Bag è qualcosa di normale e scontato, frutto di semplice buon senso. Ma negli anni Venti era così innovativo che ebbe un’ampia risonanza mediatica.

Un articolo del 1927 del New York Times annunciava che Scotland Yard aveva realizzato ben cinque nuove Murder Bag, catalogandone anche il contenuto. Queste prime borse comprendevano, finalmente, degli strumenti di misurazione, delle lenti di ingrandimento, una torcia elettrica, delle provette, delle pinzette, delle manette, un apparecchio per rilevare le impronte digitali, ben due paia di guanti di gomma (per la gioia di Spilsbury), un grembiule di gomma, un disinfettante topico, un disinfettante in compresse e una saponetta.

Nel corso degli anni, poi, la Murder Bag si è arricchita sempre di più. Scotland Yard, infatti, ne aumentava il contenuto a seconda delle necessità. Per esempio, nel 1930, oltre a essercene sei a disposizione, ecco che vi inclusero degli stampi in zinco per preservare le impronte. Nel 1955 c’erano otto borse a disposizione.

E se oggi quelle antiche Murder Bag, nella loro forma originaria, sono relegate ai libri di storia e ai musei del crimine, ecco che il loro spirito sopravvive nei moderni kit forensi. E Spilsbury sarebbe lieto di sapere che tali kit forensi a disposizione della scientifica comprendono guanti, mascherine, sovrascarpe e altri dispositivi di protezione individuali.