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Il furto del bestiame di Gerione: la decima delle dodici Fatiche di Ercole

Anche per quanto riguardava la decima delle dodici Fatiche di Ercole, il nostro impavido eroe dovette cimentarsi un’altra volta in un furto. Si trattava di nuovo del reato di abigeato. Il re Euristeo, infatti, gli aveva ordinato di rubare il bestiame di Gerione. Che detto così sembra un’impresa da poco, non fosse che Gerione era un gigante a tre teste che governava l’isola di Eritea. Il problema non fu solo che il proprietario dei buoi era un gigante a tre teste che viveva su un’isola sperduta all’estremità occidentale del mondo conosciuto, ma anche che la mandria era custodita dal cane a due teste Orto e dal gigante Eurizione, figlio di Ares. Nient’altro, Euristeo?

Ercole ruba i buoi di Gerione

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Crediti foto: @Joos de Momper il Giovane, Rijksmuseum

Ercole si trovò subito di fronte a un dilemma: non sapeva dove si trovava l’isola in questione. Neanche Euristeo sapeva come arrivarci. Così, senza avere mappe o indicazioni, Ercole decise che la cosa migliore da fare era mettersi in viaggio verso ovest. L’idea era che, prima o poi, sarebbe inciampato nell’isola. Così come la musica e l’arte della negoziazione non erano nelle sue corde, forse neanche l’essere un tour operator faceva per lui.

Comunque sia, Ercole decise di partire dall’Egitto e di procedere verso ovest, attraversando il deserto della Libia. Il caldo qui era infernale. E pe un motivo ben preciso. Anni prima, infatti, Fetonte, il figlio di Elio, il dio del sole, chiese al padre un dono. Elio, incautamente, promise al figlio che gli avrebbe dato qualsiasi cosa volesse. Fetonte chiese così al padre di poter guidare il carro del sole da solo.

Elio capì subito di aver fatto un colossale errore: controllare il carro del sole era molto difficile. Il carro, trainato dai quattro cavalli Etone, Eonte, Flegone e Piroide, avrebbe potuto danneggiare seriamente la Terra se non gestito correttamente.

Niente da fare: Fetonte pretese che Elio rispettasse la sua parola. Così il dio del sole, suo malgrado, consegnò le redini a Fetonte. E sì, come potete ben immaginare, Fetonte perse subito il controllo del carro. Il che ebbe conseguenze gravi per la Terra: quando il carro si allontanava troppo, la Terra congelava. Quando si avvicinava troppo, la Terra bruciava.

Toccò dunque a Zeus risolvere il disastro. Con il suo metodo preferito: colpì Fetonte con un fulmine per fermare il caos che stava creando. Ovviamente Fetonte precipitò e morì, mentre Elio riprendeva il controllo del carro.

Ma torniamo a Ercole. Mentre proseguiva sotto il sole rovente del Nord Africa, ecco che la sua pazienza, già non proprio proverbiale, diminuiva seme di più. Il caldo incessante, causato dalla folle richiesta di Fetonte, lo portava sempre di più verso quella pazzia che aveva causato la sua punizione. Così, infuriato come non mai, decise di rivolgere la sua ira verso la causa dei suoi attuali problemi: il sole.

Prese a scagliare frecce impregnate del veleno dell’Idra di Lerna contro il sole. Il veleno non era mortale per un dio, tuttavia avrebbe provocato un dolore continuo. Così Elio, visto che le frecce stavano arrivando troppo vicine al sole, decise di apparire di fronte a Ercole chiedendogli cortesemente di smetterla. Ercole, però, inferocito oltre ogni misura, rifiutò categoricamente… a meno che Elio non rendesse il deserto meno inospitale o lo aiutasse nel suo viaggio.

Così Elio optò per la seconda richiesta: aiutò Ercole donandogli la sua coppa d’oro. Ogni giorno Elio guidava il carro solare attraverso il cielo, andando dal suo palazzo dorato a est e arrivando al Regno di Oceano a ovest. Quando poi atterrava, Elio usava la sua coppa d’oro per navigare per tutta la notte lungo il fiume Oceano in modo da tornare al suo palazzo, pronto per ricominciare il ciclo del sole.

Così Ercole riuscì finalmente a raggiungere Eritea in meno di un giorno. Qui lo attendeva il gigante Gerione. La sua storia inizia con un altro eroe, Perseo. Questi decapitò MEdusa e dal collo mozzato della Gorgone nacquero due creature, Crisaore e Pegaso.

Crisaore sposò la ninfa del mare Calliroe, a sua volta figlia di Oceano e Teti, due Titani. Da Crisaore e Calliroe nacque per l’appunto Gerione, un gigante con tre testi e tre corpi. PEr Esiodo era il più forte dei mortali.

Gerione era un gigante feroce e crudele, che però amava tantissimo i suoi buoi. Visto che l’isola di Eritea si trovava vicina al tramonto, ecco che il sole aveva macchiato di rosso il pelo dei bovini. Erano unici al mondo.

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Crediti foto: @Giulio Bonasone, The Metropolitan Museum of Art

Per proteggerli, Gerione assunse come guardiani Eurizione, un gigante figlio di Ares e Orto, il cane da guardia a due teste con un serpente al posto della coda. Inutile dire che Orto era il fratello di Cerbero, il guardiano degli Inferi.

Se già rubare le cavalle di Diomede non era stato facile, ecco che anche il furto del bestiame di Gerione prometteva di essere complicato. Appena arrivato, infatti, Orto fiutò subito l’eroe. Abbaiando allarmato, si lanciò verso Ercole. Questi lo colpì con la sua clava, schiacciando una delle due teste. Gli ululati del cane, però, richiamarono l’attenzione dle pastore Eurizione, il quale arrivò proprio quando Ercole uccise il cane.

Furibondo per la morte del suo compagno, Eurizione si scagliò contro Ercole. Il quale di nuovo lo colpì con la clava, uccidendolo. Ercole radunò così i bovini e iniziò a guidarli verso la coppa d’oro. Tuttavia all’accaduto aveva accidentalmente assistito Menete, il pastore di Ade che ogni tanto lasciava pascolare i suoi bovini su Eritea. Menete riferì tutto a Gerione, il quale indossò l’armatura e imbracciò le armi per cercare chi aveva osato sfidarlo.

Ercole era alquanto stanco e dunque decise di ricorrere all’arco. Scoccò tre frecce intrise del veleno dell’Idra e colpì tutte e tre le teste del gigante. Il veleno, però, agì più lentamente sul gigante ed Ercole dovette scagliare altre frecce prima che Gerione cadesse a terra, morto stecchito.

Così Ercole si preparò a tornare a casa. Ma anche il viaggio di ritorno gli creò qualche problema. La mandria di Gerione comprendeva 1.000 bovini. Il che significava che dovette fare diversi viaggi per trasportarli tutti dall’isola alla terraferma usando la coppa d’oro di Elio.

Fatto ciò, ecco che Ercole decise che era un buon momento per erigere un monumento che celebrasse il suo viaggio. Così, nel punto in cui il Mediterraneo incontro l’Atlantico, Ercole eresse due colonne ai confini fra Africa ed Europa. Erano nate le Colonne di Ercole.

L’eroe ci impiegò poi mesi per riportare il bestiame a Euristeo. Attraversare la Spagna e la Francia non furono un problema. Ma i guai iniziarono quando raggiunse l’Italia. In Liguria due figli di Poseidone cercarono di rubare i bovini mentre pascolavano. Inutile dire che Ercole uccise i ladri.

Poi, mentre faceva riposare la mandria nel centro Italia, il gigante selvaggio Caco, figlio di Efesto e con la discutibile abitudine di cibarsi di carne umana, rubò alcuni dei buoi di Gerione. Accortosi dell’accaduto, Ercole iniziò a indagare e trovò così la grotta di Caco. Ercole affrontò il gigante sputafuoco e mangiauomini, sconfiggendolo dopo una dura lotta e strangolandolo a morte.

Arrivato vicino a Reggio Calabria, un bue particolarmente furbetto scappò e arrivò a nuoto in Sicilia. Erice, figlio di Poseidone e sovrano dell’isola, trovò il bue e lo aggiunse alla sua mandria. Così Ercole lasciò momentaneamente il bestiame in custodia da Efesto e partì alla ricerca del toro scomparso.

Ritrovatolo, ovviamente Erice si rifiutò di riconsegnare il bovino e sfidò Ercole a un incontro di lotta per ottenerlo. Ripetete lentamente: qualcuno prova a sfidare Ercole nella lotta. Speranze di vittoria: nessuna, of course. Erice perse ed Ercole si riprese il toro.

Il viaggio di Ercole proseguì senza problemi nella Dalmazia e nella Tracia. Cioè, quasi senza problemi: la riuscita dell’impresa fece infuriare di nuovo Era. La quale pensò bene di scatenare un’orda di tafani per tormentare Ercole e la mandria. Spaventati dalle dolorose punture, i bovini scapparono da tutte le parti.

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Crediti foto: @Laurent Cars, Harvard Art Museums

Ercole ci mise mesi per radunarli tutti. Intanto Era chiese a Strimone, una divinità fluviale tracia, di inondare la zona. In questo modo voleva impedire a Ercole di attraversare il fiume. Ma Ercole non si fece scoraggiare e riempì di pietre il fiume. Riuscì così ad attraversarlo, ma ormai il fiume non era più navigabile.

A distanza di quasi un anno, Ercole riuscì così a tornare da Euristeo a Tirinto con la mandria. Il re, però, non era soddisfatto: c’erano solamente 700 bovini. Gli altri ancora vagavano nelle campagne della Tracia. Euristeo dichiarò così che Ercole aveva fallito nella prova e aumentò ufficialmente le dieci fatiche a dodici, aggiungendone un’altra per sostituire quella fallita. Arrabbiato, ma senza darlo a vedere, a Ercole non rimase altro da fare che prepararsi per la sua undicesima fatica: doveva rubare tre delle mele d’oro delle Esperidi.