Storia Che Passione
influenza spagnola

Foto del giorno: la letale influenza spagnola

Fotografia degli Otis Historical Archives, National Museum of Health and Medicine, Camp Funston, Kansas, Stati Uniti d’America, 1918. Nella foto potete vedere un ospedale da campo d’emergenza allestito durante l’epidemia di influenza spagnola che colpì la popolazione mondiale fra il 1918 e il 1920, uccidendo dai 20 ai 100 milioni di persone in tutto il mondo.

La storia dell’influenza spagnola

influenza spagnola
Crediti foto: @Otis Historical Archives, National Museum of Health and Medicine, Public domain, via Wikimedia Commons

Partiamo dal nome. Il nome di “Spagnola” (altro nome con cui è nota, oltre che grande influenza) deriva dal fatto che la sua esistenza, inizialmente, fu riportata solamente dalla stampa spagnola. All’epoca la Spagna non era coinvolta nella Prima Guerra Mondiale e dunque la stampa era soggetta a una censura minore rispetto agli altri paesi coinvolti nel conflitto.

In realtà l’influenza correva anche in questi altri paesi, ma la sua rapida diffusione fu nascosta dai mezzi d’informazione. Anzi: questi ultimi continuavano a sostenere che fosse circoscritta alla sola Spagna.

Questa fu la prima delle pandemie del XX secolo a coinvolgere il virus dell’influenza H1N1. Infettò circa 500 milioni di persone, arrivando a colpire anche abitanti di isole remote dell’Oceano Pacifico e dell’Artico. Il suo tasso di mortalità fu tale che la definirono la “più grave forma di pandemia della storia dell’umanità”. In effetti, causò più morti rispetto all’epidemia di peste nera del XIV secolo. Quest’ultima aveva un tasso di mortalità più alto, ma all’epoca la popolazione mondiale era minore.

Inoltre la malattia ridusse di parecchio l’aspettativa di vita media dell’inizio del XX secolo (anche di 12 anni). Considerate anche che identificarono il virus che la provocò solo anni dopo la pandemia. Ma che sintomi causava? I classici delle malattie influenzali, con alcune complicanze aggravanti:

  • insorgenza improvvisa di mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena, stanchezza e brividi
  • tosse secca e gola irritata
  • febbre con temperatura sopra i 40°C
  • bradicardia
  • nausea e diarrea
  • insufficienza respiratoria
  • polmonite
  • febbre emorragica
  • cianosi
  • morte

La malattia durava in media 3-5 giorni, anche se la morte arrivava di solito intorno all’ottavo-nono giorno a causa delle infezioni batteriche secondarie. Chi sopravviveva, poi, doveva aver a che fare con stanchezza cronica per settimane, depressione ed encefalite letargica.

influenza spagnola usa
Crediti foto: @Hamilton Henry Dobbin, Public domain, via Wikimedia Commons

E dal punto di vista storico? Ancora non si sa da dove sia originata. C’è chi sostiene che sia iniziata nel Kansas, chi nella contea di Haskell, chi riferisce che già verso la fine del 1917 ci fu una prima ondata in diversi campi militari statunitensi.

Altri indicano il campo militare e l’opedale di Etaples in Francia come fonte del focolaio. Ma c’è anche chi crede che sia originata in Asia orientale e che fosse un virus proveniente dalla Cina, mutato poi negli USA e diffusosi poi ovunque, anche in Europa, a causa dei soldati e dei marinai dell’Intesa che fungevano da vettori.

Difficile ormai ricostruire come sia andata. Si sa che negli USA, nonostante la stampa tacesse, la malattia fu osservata per la prima volta nel gennaio 1918 nella contea di Haskell, in Kansas. Il medico locale Liring Miner avvertì così l’U.S. Public Health Service. Poi il 4 marzo 1918 il cuoco Albert Gitchell si ammalò a Fort Riley, struttura militare americana di addestramento per le truppe che dovevano andare a combattere nella Grande Guerra.

Glitchell fu, fra l’altro, la prima vittima registrata dell’influenza. Nel giro di pochi giorni, si ammalarono altre 522 reclute. L’11 marzo 1918 il virus arrivò nel Queens, a New York. Ma ancora nessuno si prese la briga di adottare misure preventive.

Nell’agosto 1918 in contemporanea in Francia, a Boston e in Sierra Leone comparve un ceppo ancora più virulento. Da lì in poi si diffuse ovunque nel mondo, con tassi di mortalità variabili a seconda della zona. In generale fu così grave perché non solo era altamente contagiosa, ma anche perché, a differenza della maggior parte delle epidemie influenzali, non uccideva solamente i pazienti indeboliti da altre malattie o gli anziani, ma anche i giovani adulti teoricamente sani.

influenza spagnola
Crediti foto: @Unnamed photographer for National Photo Company, Public domain, via Wikimedia Commons

Un’altra particolarità di questa epidemia fu che si diffuse in diverse ondate non influenzate dalla stagione. Solitamente, infatti, l’influenza stagionale si manifesta d’inverno. Ma non la Spagnola. Negli USA e in parecchie altre nazioni, ebbe tre ondate precise:

  • primavera del 1918
  • autunno del 1918
  • inverno del 1918-1919

La seconda ondata fu più letale della prima. Durante la prima erano maggiormente a rischio gli anziani o i pazienti con patologie pregresse. I più giovani, invece, tendevano a riprendersi più facilmente.

Ma durante la seconda ondata, il virus mutato iniziò a mietere vittime anche fra i giovani pazienti sani. Probabilmente anche la particolare situazione della Prima Guerra Mondiale contribuì alla diffusione della malattia. Solitamente, durante le fasi di vita civile, coloro che si ammalano gravemente tendono a rimanere a casa, mentre coloro che sono malati lievemente continuano con le loro attività. Il che contribuisce a diffondere una forma della malattia meno grave.

Ma nelle trincee, i soldati ammalati leggermente rimasero dove erano, mentre i malati gravi vennero spediti su treni affollati verso ospedali da campo sovraffollati, contribuendo a diffondere il virus più letale.

Per quanto riguarda l’Italia, si parla di 600mila vittime. La prima segnalazione fu quella di Sossano, in provincia di Vicenza. Nel settembre del 1918 il capitano medico del Servizio sanitario del secondo gruppo reparti d’assalto chiese al sindaco di chiudere le scuole per una possibile epidemia di tifo. Solo che non era tifo, era la Spagnola. Il 3 ottobre 1918, poi, ci fu un’interrogazione parlamentare per discutere della diffusione del virus fra gli allievi della scuola meccanici di Castellammare.

Se non si sa esattamente come, quando e dove sia iniziata, non si sa neanche come sia finita la Spagnola. Quello che si sa è che dopo la seconda ondata, il numero di nuovi casi diminuì bruscamente. Possibile che il virus, nel frattempo, si fosse evoluto in una forma meno letale. Ma i ricercatori ancora dibattono e non sono giunti a una conclusione definitiva.