Storia Che Passione
Vincere a Badr per fare la storia dell'Islam

Vincere a Badr per fare la storia dell’Islam

Io lo so, voi lo sapete: la storia è fatta anche di climax, punti di rottura in grado di definire il corso degli eventi, di stabilire un prima e un dopo. Cesare che varca il Rubicone; Costantino a Ponte Milvio; i Qing che scavalcano i Ming al passo Shanhai; esempi del genere se ne possono fare a palate. Pensando all’Alto Medioevo, uno degli avvenimenti più importanti è senza ombra di dubbio la repentina affermazione dell’Islam, forza dirompente che scombinò gli equilibri del vecchio mondo romano, creando praticamente dal nulla uno dei più grandi domini che il genere umano abbia mai visto, con implicazioni storiche immense, troppo spesso ingiustamente ignorate o addirittura sottovalutate. Ecco, nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile se a Badr, passo montano a metà strada fra La Mecca e Medina, Maometto e i suoi seguaci non avessero avuto la meglio sugli acerrimi nemici.

Vincere a Badr per fare la storia dell'Islam

Senza cadere nel tranello dei “se” e dei “ma” (allettante, per carità, ma non è questo il luogo giusto per perderci in intense ucronie), cerchiamo di capire cosa accadde a Badr il 17 marzo 624 e in che modo l’esito dello scontro determinò la sostanziale affermazione dell’Islam nella penisola arabica.

Facciamo finta per un solo attimo di non essere a conoscenza delle origini dell’espansionismo islamico, anzi, di ignorare completamente la portata storica del fenomeno Islam. In quest’ottica, se osservassimo da esterni la battaglia di Badr, diremmo si tratti di una scaramuccia scaturita da motivi di contrasto religioso fra tribù ostili in un angolo disperso del deserto arabico. Potrebbe essere una chiave di lettura, anche se distorta, anche se superficiale. Poiché gli eventi di Badr ebbero il merito di trasformare un piccolo movimento religioso perseguitato in una forza politica e spirituale di portata globale. Fu al contempo un caso di consacrazione – del Profeta Maometto – e di legittimazione – dell’Islam quale movimento religioso sino ad allora rinnegato.

Badr battaglia islamica 624

Per comprendere la battaglia di Badr, bisogna risalire al clima che si respirava nella penisola arabica nella prima metà del VII secolo. I contrasti inizialmente ideologici fra seguaci di Maometto e pagani della Mecca assunsero ben presto connotati di natura economica e commerciale. Tutto ruotava attorno al controllo delle rotte carovaniere, primarie fonti di prosperità e ricchezza. Origine del contendere era la volontà islamica di rivoluzionare, oltre agli assetti religiosi, anche quelli sociali ed economici della città. Di fronte alle persecuzioni, Maometto e i suoi seguaci furono costretti nel 622 a emigrare a Yathrib (poi rinominata Medina), dando così inizio all’Egira (Hijra). L’evento segna l’inizio del calendario islamico.

A Yathrib l’accoglienza fu di duplice natura: buona parte degli abitanti, pur non volendo deteriorare le relazioni con la ricca La Mecca, accettarono la presenza dei monoteisti. Meno contenti furono i Quraysh meccani, assidui frequentatori di Yathrib. Essi intendevano stroncare il movimento sorto attorno la figura di Muḥammad, inteso come una minaccia alla loro sopravvivenza economica. La contesa divenne subito una questione di vita o di morte, un “noi” contro “loro” che avrebbe accettato come soluzione terminale un solo vincitore. Per tutto il 623 tra le due fazioni si verificarono battibecchi e scontri minori non risolutivi.

Badr mappa della battaglia

Il vero primo fatto d’arme della storia islamica era tuttavia dietro l’angolo. Nel marzo del 624 Maometto venne a conoscenza di un interessante risvolto: una nutrita carovana meccana, guidata da Abū Sufyān b. Ḥarb, stava tornando dalla Siria verso la sua città d’origine. Il Profeta decise allora di intercettarla con circa 300 uomini, male armati, è vero, ma determinati come non mai. I meccani, informati del pericolo, inviarono un contingente di circa 1.000 soldati per proteggere la carovana. Tuttavia, Abū Sufyān riuscì a deviare il percorso e a mettere in salvo le merci, ma l’esercito meccano, sotto il comando di Abū Jahl (acerrimo rivale di Maometto), proseguì verso la piana di Badr, accettando lo scontro.

In accordo con i convertiti musulmani di Medina, Maometto si fece trovare all’altezza dei pozzi di Badr il 17 marzo 624. La battaglia fu breve e feroce. Sebbene numericamente inferiori, i musulmani erano più coesi e motivati, e avevano dalla loro la conoscenza del territorio. Gli scontri si risolsero soprattutto in duelli singoli, seguiti da un corpo a corpo generale. I musulmani, rafforzati da un impeto spirituale e da un’inaspettata efficacia tattica, vinsero nettamente. I meccani lasciarono sul campo circa 70 morti – tra cui molti capi influenti, come Abū Jahl – e altri 70 prigionieri. I musulmani contarono solo una quindicina di caduti.

Badr Maometto con i suoi seguaci in armi

A Badr si fece la storia dell’Islam. Lo scontro consolidò il prestigio di Maometto a Medina, accrescendone l’autorità politica e religiosa. In secondo luogo scosse l’equilibrio delle forze nella penisola arabica, minando il dominio morale e commerciale di La Mecca. Fu un potente impulso per le conversioni all’Islam, anche tra clan inizialmente neutrali o addirittura ostili. Infine gettò le basi per una guerra aperta e protratta tra Medina e La Mecca, che sarebbe culminata con la conquista della città nel 630.