Avevamo lasciato Ercole alle prese con il Leone di Nemea. Dopo averlo sconfitto ed essersi rifatto il guardaroba con la sua pelliccia (con tanto di testa annessa), ecco che l’eroe greco tornò da re Euristeo per sapere quale sarebbe stata la sua prossima fatica (doveva compierne dodici per espiare l’uccisione della sua famiglia). Re Euristeo non era stato con le mani in mano e aveva subito pensato a un nuovo incarico, possibilmente più difficile e pericoloso del precedente: Ercole, come seconda delle 12 fatiche, avrebbe dovuto uccidere l’Idra di Lerna. E sì, anche qui c’era lo zampino di Era.
Ercole vs l’Idra di Lerna: 1 a 0

Era, sempre infuriata per la nascita di Ercole, ennesimo frutto di una delle infinite scappatelle di quell’impenitente donnaiolo di Zeus, aveva evocato l’Idra per uccidere Ercole. L’Idra era un simpatico serpente velenoso, immortale e dotato di svariate teste. Come se non bastasse, l’Idra era anche sorvegliata da un granchio alquanto fastidioso. Beh, poteva andargli peggio: poteva essere un astice gigante. O un Orso Runico. Elden Ring docet.
Ma torniamo un attimo a Tirinto. Re Euristeo non si aspettava di rivedere vivo il cugino: il Leone di Nemea aveva fama di essere indistruttibile. Immaginate il suo sgomento quando vide Ercole rientrare in città vestito come un barbaro selvaggio, con la pelle del leone addosso, una clava in mano e nell’altra il cadavere del leone. Il re fu così spaventato dal suo aspetto che proibì a Ercole di entrare di nuovo in città dopo aver terminato le sue fatiche.
Da questo momento, infatti, Ercole avrebbe dovuto attendere alle porte della città, mentre un araldo avrebbe comunicato a Euristeo l’esito della prova. Euristeo portò poi a Ercole una grande giarda i bronzo dove l’eroe avrebbe dovuto depositare i trofei che di volta in volta avrebbe portato indietro. Fatto ciò, spedì Ercole contro l’Idra di Lerna.
Questo serpente immortale terrorizzava i sudditi e contaminava l’acqua potabile. Il mostro aveva trovato rifugio in una grotta profonda, vicino alla leggendaria sorgente di Amimone. Questa sorgente riforniva di acqua il Lago di Lerna, un’amena zona paludosa che sorgeva nella parte orientale del regno di Euristeo. Di sicuro questa zona non appariva nelle brochure turistiche dell’epoca visto che si diceva che, oltre a essere un luogo sacro a Demetra (qui infatti gli abitanti erano soliti recarsi per prendere terreno fertile e acqua pulita), fosse anche un ingresso per gli inferi.
A quanto pare fu Era a collocarla lì, allevandola con l’unico scopo di uccidere Ercole. L’Idra era figlia di Echidna, la madre dei mostri e di Tifone. Da questa unione nacque un serpente con un numero di teste che variava a seconda dello scrittore o del pittore che ne parlava o che la dipingeva. Si va da tre a cinquanta teste, anche se la maggior parte parla di sei o nove teste.
Tuttavia solo una delle teste era immortale, anche se non è ben chiaro se ogni testa pensasse per sé (improbabile: anche solo per fare un passo, mettere d’accordo tutte quelle teste avrebbe richiesto tempi biblici) o se fosse una sorta di coscienza collettiva.
Come se non fosse sufficiente avere a che fare con un mostro gigantesco, con numero variabile di teste pronte a divorarlo, ecco che Ercole doveva fare attenzione anche al veleno dell’Idra. Che ovviamente era il più letale del mondo. Che se uno fa le cose, le deve far per bene. Neanche da dire che l’Idra poteva spruzzare il veleno a considerevole distanza, con buona mira fra l’altro. Ah, anche il suo respiro era mortale e il sangue dolorosamente velenoso e mortale.
Tuttavia queste sue skill non impensierivano Ercole. Per l’eroe il vero problema erano le capacità rigenerative. A ogni rigenerazione l’Idra sarebbe diventata sempre più potente. Così Ercole decise di farsi accompagnare in questa fatica da Iolao, il nipote, figlio del fratello dell’eroe, Ificle. Iolao era l’auriga e lo scudiero di Ercole e gli rimase sempre fedele.
Iolao non è sempre menzionato nelle fatiche di Ercole, di solito stava in seconda linea come supporto. Ma nel caso dell’Idra di Lerna fu essenziale per la sua sconfitta. C’è da dire che Ercole aveva un piano alquanto semplice in mente, inizialmente almeno: trovare l’Idra e randellarla a morte con la sua clava. Beh, era un tank, cos’altro aspettarsi?
Tuttavia, mentre si addentrava nelle paludi, notò qualcosa di strano. La palude era troppo silenziosa e puzzava terribilmente di zolfo. Presto capì il perché: tutti gli animali della zona erano morti. Nonostante fosse un uomo d’azione e preferisse menare le mani, comunque Ercole era un guerriero esperto.

Avendo capito che i fumi tossici emessi dall’Idra lo avrebbero soffocato e ucciso, tornò indietro all’accampamento, dove lo attendeva Iolao. Qui si coprì la bocca con un pezzo di stoffa (all’epoca le maschere antigas non esistevano ancora) e “sufficientemente” protetto tornò nella palude.
Così Ercole arrivò nella tana del mostro. Di certo la sua forza e la sua velocità a poco gli sarebbero servite nella tana. Così iniziò a scoccare frecce infuocate dentro la tana in modo da attirarla allo scoperto. Qui avrebbe potuto affrontarla e, magari, qualche freccia avrebbe potuto ferirla o indebolirla prima dello scontro da vicino con la clava.
Pura utopia. L’Idra, inferocita, uscì fuori dalla tana del tutto illesa, caricando Ercole che aveva osato disturbare il suo sonnellino. Ercole si gettò così sull’Idra, tempestandola di colpì e riuscendo a decapitare una delle teste. Con grande sgomento dell’eroe, però, la ferita del mostro inizò a sfrigolare e ribollire. E dove prima c’era una testa, ora ce n’erano due.
Già, perché un’altra abilità dell’Idra era quella di rigenerare due teste per ogni testa mozzata. La battaglia andò avanti per ore, con Ercole che schivava veleno, colpiva e decapitava. Ma di teste ce ne erano sempre di più.
Ercole non sapeva di avere, però, una spettatrice ansiosa. Era, infatti, stava assistendo allo scontro. Infastidita del fatto che l’Idra non avesse ancora distrutto il suo nemico, inviò il granchio gigante Carcino a distrarre Ercole in modo che l’Idra potesse sferrare un colpo fatale.
Ma Ercole, con un colpo della clava, uccise Carcino. Poi, ripiegò tatticamente verso l’accampamento. Urgeva un nuovo piano. L’Idra, infatti, aveva ora cinquanta teste. Ercole era alquanto arrabbiato. Questo anche perché, dal suo punto di vista, la fatica che gli era stata commissionata era diversa: lui doveva uccidere l’Idra, non combattere all’infinito contro l’Idra e trovarsi di fronte anche un granchio gigante.
Mentre era all’accampamento, però, gli venne un’idea. Notando come il fuoco cauterizzasse la carne che stava per mangiare, elaborò una nuova strategia. A questo punto Iolao pretese di partecipare allo scontro: l’Idra aveva avuto l’aiuto di un granchio, Ercole del nipote. L’eroe accettò riluttante, ma solo a patto che il nipote stesse a distanza di sicurezza. Alcune versioni sostengono che fu Atena, mentre Era era distratta, a suggerire a Iolao/Ercole tale metodo.
Ma Atena non aveva finito. Il mattino successivo Ercole trovò accanto a sé una spada d’oro con il simbolo di Atena. Ercole avrebbe preferito usare la clava, ma accettò il dono della sorellastra.

Il piano era semplice: Ercole sarebbe avanzato in prima linea, mozzando teste. Dietro di lui Iolao si sarebbe precipitato subito a cauterizzare il collo ferito dell’Idra con una torcia, in modo da evitare che le teste si rigenerassero.
Effettivamente fecero così, solo che dovettero fare la stessa manovra per altre 49 volte. A sera finalmente riuscirono a ridurre le teste a una, ma questa era quella immortale. Visto che con la clava non otteneva risultati, Ercole decise di brandire la spada di Atena. Colpita dalla lama, la testa si staccò dal corpo, continuando a contorcersi e sputare veleno. Tecnicamente la testa era ancora viva, essendo immortale, ma essendo staccata dal corpo ormai l’Idra era sconfitta.
Così Ercole seppellì la testa, ponendoci sopra per sicurezza un bel masso gigante. Ercole, prima di tornare a Tirinto, decise di immergere tutte le sue frecce nel sangue letale del mostro. Mentre Era rendeva immortali i suoi “cuccioli” rendendoli delle costellazioni (rispettivamente quella dell’Idra e del Cancro), ecco che Ercole tornò da re Euristeo.
Il quale colse l’occasione per accusare Ercole di aver infranto le regole, facendosi aiutare da Iolao. Così invalidò la prova, annunciando che l’eroe avrebbe dovuto sostenere una prova extra. Intanto il re aveva già pensato alla prossima fatica: catturare la Cerva di Cerinea. Ma questa è un’altra storia.