Lo scrittore non diede scandalo solo in vita, ma anche da morto. La tomba di Oscar Wilde, infatti, ebbe alcuni piccolissimi problemi anatomici che diedero diversi grattacapi al cimitero. Cerchiamo di capire quali.
Il problema della tomba di Oscar Wilde

Del processo e della condanna di Oscar Wilde, abbiamo già parlato in precedenza. Così come della tragica vita di Dorothy Wilde, la sfortunata nipote dello scrittore. Oggi, però, vogliamo concentrarci sulle vicende della tomba dell’autore de Il ritratto di Dorian Gray. A realizzare la tomba commemorativa per Oscar Wilde fu Jacob Epstein. Immaginiamo che per lo scultore non fu molto facile: in vita Oscar Wilde ebbe qualche problema serio a causa del suo stile di vita. Comunque sia, Epstein finì la tomba come previsto e posizionò la lapide.
Che non era una lapide comune, ovviamente per Oscar Wilde non bastava una semplice lastra di pietra. No, la lapide in questione aveva la forma di una figura alata maschile in volo, delle dimensioni di 2,7×3,3 metri. Solo che non appena Epstein la collocò in loco, ecco che subito un funzionario del cimitero si precipitò a coprirla. Perché? Beh, lo scultore era stato estremamente accurato e aveva realizzato una figura alata maschile nuda, corredata di tutto. Ma proprio di tutto tutto, inclusi i testicoli. E nel 1912 esporre in un cimitero una statua con le parti intime al vento era un po’ troppo.
Venuto a sapere della censura, Epstein corse subito a Parigi (la tomba di Oscar Wilde si trovava proprio qui) e strappò via il telo, protestando per l’ingiustizia subita. Ovviamente la sua protesta servì a poco. Il memoriale di Wilde ci mise anni prima di essere inaugurato al pubblico. E la sua tomba fu vittima di continue controversie. A dire il vero pure i suoi testicoli subirono la medesima sorte.
Oscar Wilde non era per niente estraneo alle controversie. Per tutta la sua vita sfidò le barriere morali e le convenzioni. Ricordiamo, per esempio, quando condannarono la sua opera Salomé, rea di aver raffigurato personaggi biblici (all’epoca era vietato farlo). E non dimentichiamoci delle accuse di omosessualità e del processo per sospetti atti sessuali discutibili, cosa che gli valse una condanna a due anni in carcere.
Fra l’altro morì tre anni dopo essere stato scarcerato, a soli 46 anni, in una stanza a Parigi. Non avendo più un soldo, furono i suoi amici a seppellirlo in una tomba modesta, pagandola di tasca loro.

Solamente alcuni anni dopo, Robert Ross, amico di Wilde, riuscì a raccogliere una somma per acquistare un lotto di sepoltura più dignitoso presso il cimitero di Père Lachaise a Parigi. E per farlo dovette vendere proprio alcune opere di Wilde. Ma fu grazie a un donatore anonimo (poi identificato come Helen Carew, ammiratrice dello scrittore) se riuscirono a commissionare un’opera più elaborata. E così entra in scena Jacob Epstein, protetto di Rodin e scultore che ideò e costruì’ la bomba di Wilde.
Epstein era affascinato dall’iconografia egiziana e mediorientale, il che spiega perché scolpì una figura alta con un volto che ricordava quello dello scrittore. Epstein si fece arrivare nel suo studio di Londra 20 tonnellate di calcare del Derbyshire e ci mise 10 mesi per scolpire ciò che aveva in mente.
James Bone descrisse poi l’opera sul The Guardian, dopo aver ammirato la statua nel 1912. Bone parlò di una figura volante con ali verticali che si muoveva rapidamente nell’aria, parallelamente al terreno. La metà superiore del blocco era scolpita come una grande ala dalle forme squadrate. La figura, invece, in rilievo, teneva la testa eretta fieramente, quasi sullo stesso piano del petto, con corpo parallelo al terreno. Il braccio destro premuto sul fianco e la mano con le dita estese contribuivano a dare alla figura il senso della velocità.
Le gambe non erano in linea retta col corpo, come solitamente accadeva con questa tipologia di figure, ma erano piegate ad angolo verso il ginocchio, poi estese all’indietro con piede teso, il tutto per dare una notevole sensazione di movimento.
Una descrizione alquanto poetica e fantasiosa, ma dalla quale manca un dettaglio importante. Bone non citava minimamente i testicoli della statua. In realtà. già quando lo scultore presentò la sua opera a Londra, nel 1911, qualcuno gli fece notare che in Inghilterra nessun cimitero gli avrebbe mai permesso di esporre una statua con le pudenda in bella vista.
Stranamente, per una volta, Parigi e Londra andarono d’accordo: anche a Parigi, infatti, nessuno volle lasciare quelle parti anatomiche esposte alla pubblica vista. Appena sistemata nel cimitero, infatti, la statua fu subito coperta con un telone dal direttore del cimitero. Il quale avvisò che non l’avrebbe fatta vedere a nessuno finché non si fosse trovata una soluzione.

Nel frattempo Epstein arrivò a Parigi e tirò via il telo che, però, fu prontamente rimesso al suo posto. Epstein parlava di un “sacrilegio” e decide di rimanere lì finché non fosse riuscito a mostrare al pubblico quel monumento a Oscar Wilde che tutti volevano cancellare. Diciamo che Epstein forse non aveva ben inteso che era solo una la parte della statua che stava creando qualche problemino alla morale comune. Comunque sia, Epstein litigò col cimitero per due anni. Lo scultore si rifiutava di modificare la statua. Intanto Ross, l’amico di Wilde, cercava qualcuno che potesse rendere la statua più gradita al pubblico.
In questo lasso di tempo altri scrittori, fra cui George Bernard Shaw e H.G.Wells scrissero una lettera al governo francese per rimborsare le spese doganali che Epstein aveva dovuto sostenere per far arrivare l’opera a Parigi. Un altro scrittore, Alfred Douglas, chiese intanto a Epstein una doto dell’opera per inserirla in un libro che stava scrivendo su Wilde. Ma mangiando la foglia, Epstein capì che il libro avrebbe demonizzato ancora di più la scultura e minacciò lo scrittore di fargli del male fisicamente se avesse osato parlare della scultura. Ovviamente la cosa finì in tribunale e dovette pure pagare una sanzione.
Arriviamo nel 1914 quando il cimitero, contro la volontà di Epstein, decise di apportare una modifica alla statua in modo da permetterle di essere esposta al pubblico. In pratica coprirono i genitali con una targa di bronzo e tutti poterono così finalmente ammirare l’opera (ma non i testicoli). Qualche tempo dopo un gruppetto di artisti e poeti fece un’incursione nel cimitero, tolse la targa e la spedì a Epstein in segno di solidarietà. Così il cimitero ricoprì nuovamente l’opera con un telo.
Per un po’ nessuno si preoccupò dei genitali della statua, ma nel 1961 un nuovo problema si profilò all’orizzonte: qualcuno aveva rubato i testicoli della statua. Non si sa esattamente cosa sia successo, ma pare che due visitatori, offesi da quelle parti anatomiche, decisero di risolvere la situazione castrando la statua. Ma c’è anche chi dice che fu tutta opera di due ubriachi un po’ maliziosi.
Comunque sia, l’atto vandalico fu denunciato e comunicato sia al figlio di Oscar Wilde che ai discendenti di Robert Ross. Inevitabilmente, col trascorrere del tempo, la storia si è abbellita di ulteriori orpelli, non confermati da nessuna parte. Qualcuno sostenne che i testicoli ad un certo punto furono recuperati e che erano usati come fermacarte negli uffici del custode del cimitero.
Quello che è certo è che la statua di Wilde rimase senza genitali. Ma non è finita qui perché negli anni Novanta i visitatori presero l’abitudine di baciare col rossetto la statua, finendo così col rovinare la pietra calcarea e costringendo gli addetti del cimitero a eseguire continue pulizie. Ovviamente chiesero di smetterla con questa pratica, ma i visitatori continuarono imperterriti, nonostante le multe. Così, per risolvere la situazione, il cimitero nel 2011 ha eretto una teca di vetro intorno alla statua.
Nel 2018, poi, Benoit Gallot, il curatore del cimitero, si imbarcò nell’impresa di cercare i testicoli perduti. Ma niente da fare: svaniti nel nulla. E ancora oggi è costretto a ribadire che i testicoli di Oscar Wilde non sono sulla sua scrivania. Pensate come deve essere passare alla storia per essere il curatore del cimitero che fu obbligato per tutta la vita a ripetere all’infinito che i testicoli di Oscar Wilde non erano sulla sua scrivania. Di sicuro una voce insolita da inserire sul curriculum.